Politica scolastica

Friuli Venezia Giulia: vietato parlare di migranti a scuola

Una ulteriore censura è arrivata sulla scuola da parte della Regione Friuli Venezia Giulia  che ha vietato un dibattito attorno al tema dell’emigrazione. 

È successo all’Istituto comprensivo Italo Svevo di Trieste dove i ragazzi delle seconde e terze dell’istruzione secondaria di primo grado avrebbero dovuto incontrare i rappresentanti di un’associazione che sul territorio si occupa di accoglienza, insieme a una persona migrante, che avrebbe portato la sua testimonianza. 

“Tale incontro prevedeva- sostengono gli organizzatori – l’ascolto diretto di testimonianze presentate da chi è coinvolto in prima persona nei percorsi migratori e contemplava la possibilità di fornire dati, esperienze e resoconti di esperti sulle migrazioni e di razzismo”.

E invece la Giunta regionale ha imposto il suo veto,  attraverso l’assessora all’istruzione e l’assessore alla sicurezza, secondo i quali “una scuola pubblica su un argomento come l’immigrazione dovrebbe offrire una rappresentazione della realtà riportata primariamente dalle istituzioni che hanno competenza in materia: la Prefettura sull’accoglienza, la Polizia sui flussi irregolari e sul rilascio dei permessi, il Comune sulla gestione dei minori non accompagnati, la Regione sulle norme di settore”.

Una presenza collegiale insomma e una pletora di invitati per un argomento da portare all’attenzione di due sole classi, cosicché non solo è stato bloccato l’evento, ma sono stati pure chiesti chiarimenti all’Ufficio scolastico regionale, che ha parlato di “incidente organizzativo”.  

E se l’assessore regionale all’Istruzione di Fratelli d’Italia parla di imboscata “portata avanti da una associazione che non ha nulla di istituzionale, non riconosciuta come interlocutore e schierata”, dall’Ufficio rifugiati Onlus si è gridato apertamente a un “atto di censura” da parte della Regione Fvg.

L’assessora da parte sua insiste sempre sul fatto che “a quell’incontro non era stata invitata una sola Istituzione. Non dico la Regione, ma la Questura, la Prefettura, la Caritas, tutti interlocutori sul fronte della questione migranti. In più, perché far gestire l’incontro con ragazzini di 12, 13 anni da una associazione schierata, militante e non riconosciuta? E poi perché invitare un migrante, senza far sapere chi fosse, uno sconosciuto che avrebbe potuto essere chiunque. Aggiungo che a sollecitare la nota erano stati anche diversi genitori dei ragazzi e alcuni insegnanti dello stesso istituto”. 

Parole che non convincono neanche le Acli che “esprimono preoccupazione in merito alla decisione della Giunta del Governo regionale del Friuli Venezia Giulia di impedire all’interno di un istituto scolastico di Trieste, un incontro programmato sul tema delle migrazioni. Una scelta che ha il sapore della censura, che di fatto mina il valore più alto della prima comunità educante dopo la famiglia, la scuola; l’educare e formare al discernimento. Qui prima ancora del merito, riteniamo sia lo spazio ad essere stato deliberatamente vilipeso e sminuito a campo del contendere”.

Per l’Arci  invece la Regione Friuli Venezia Giulia deve  imparare la libertà di insegnamento e rispettare l’autonomia didattica della scuola, lasciando che polizia, prefettura, Regione si occupino di questioni più importanti.

Pasquale Almirante

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