Attualità

Fuga dall’Italia, 50mila giovani sono andati via nel 2016. Il rapporto Migrantes

Il “Rapporto Italiani nel mondo” della Fondazione Migrantes evidenzia, elaborando i dati, che lo scorso anno le iscrizioni all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero sono state 124.076 con un aumento di oltre 16mila unità rispetto all’anno precedente (+15,4%), di cui il 55,5% (68.909) maschi. Il 62,4% è celibe/nubile e il 31,4% coniugato/a.

FUGA DALL’ITALIA

Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%).  Le partenze – spiega Migrantes – non sono individuali ma di “famiglia” intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia “allargata”, quella cioè in cui i genitori – ormai oltre la soglia dei 65 anni – diventano “accompagnatori e sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale).

A questi si aggiunga il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, i tanti “disoccupati senza speranza”, “tristemente noti alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà nel riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita”. Le donne sono meno numerose in tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini.

DA DOVE SI PARTE

Guardando al dettaglio regionale resta la preponderanza (50,1%) dell’origine meridionale dei cittadini italiani iscritti all’Aire (Sud: 1.632.766 e Isole: 859.547, +47.262 rispetto ai 2.445.046 iscritti di origine meridionale nel 2016), mentre il 34,8% è di origine settentrionale (Nord-Ovest: 817.412 e Nord-Est: 806.613, +82.892 rispetto a 1.624.025 del totale Settentrione del 2016). Infine, il 15,6% è originario del Centro Italia (774.712, +32.620 rispetto al 2016).

Le regioni per le quali è più importante il flusso migratorio verso l’estero sono la Lombardia (20.389, pari al 19,9% del totale delle cancellazioni), la Sicilia (10.410, pari al 10,2%), il Veneto (9.499, pari al 9,3%), il Lazio (9.298, pari al 9,1%) e il Piemonte (7.767, pari al 7,6%). Le prime cinque province di cancellazione sono Roma, Milano, Torino, Napoli e Palermo da cui proviene circa il 25% delle migrazioni in uscita.

METE PREFERITE

Le destinazioni più appetibili il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia, gli Stati Uniti e la Spagna, Paesi che assorbono, nel complesso, il 65% delle cancellazioni per l’estero (66.664 su 102.259 in termini assoluti). Oltre alla conferma delle destinazioni più tradizionali e di quelle recenti, ma annoverate da qualche anno nella graduatoria delle prime venti, come Cina e Romania, emerge una nuova propensione a migrare verso gli Emirati Arabi Uniti, con un aumento, tra il 2014 e il 2015, attorno al 20%. Tra i sette emirati i principali sono Abu Dhabi e Dubai.

DOVE RISIEDONO GLI ITALIANI

A livello continentale, oltre la metà dei cittadini italiani emigrati (2.684.325) risiede in Europa (54,0%), più specificatamente nell’Ue15 (1.984.461, il 39,9%) mentre 2.010.984 vivono in America (40,4%) soprattutto in quella centro-meridionale (32,5%). A seguire l’Oceania (147.930 residenti, il 3,0%), l’Africa (65.696, l’1,3%) e l’Asia (65.003, l’1,3%). Soffermandosi sulle realtà nazionali, i primi tre Paesi con le comunità più numerose sono l’Argentina (804.260), la Germania (723.846) e la Svizzera (606.578), mentre è il Regno Unito a distinguersi, in valore assoluto, per avere la variazione più consistente (+27.602 iscrizioni nell’ultimo anno).

TITOLO DI STUDIO

Quanto al titolo di studio, nel 27,9% dei casi chi si trasferisce all’estero ha un diploma di scuola superiore, con una leggera prevalenza degli uomini (il 28,2% contro il 27,6% delle donne). La migrazione femminile si caratterizza per uno svantaggio maggiore, in termini d’istruzione, al crescere dell’età, tanto che le ultra 65enni sono nel 20% dei casi senza titolo di studio o con la sola licenza elementare (il 14,4% per gli uomini).

Andrea Carlino

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