La decisione della famiglia finlandese di ritirare i propri figli dalla scuola italiana perché obsoleta e la lettera che puntualmente la ha motivata sta suscitando o, meglio, sta riattivando un dibattito antico a cui purtroppo sembrano non seguire mai azioni politiche e civili significative e adeguate.
La fuga dalla scuola pubblica per le sue inefficienze è un fatto per quelle famiglie anche italiane che possono ancora permettersela; così come la fuga dalla sanità pubblica e, peggio ancora, dalle maglie di una sempre più farraginosa ed ingiusta giustizia.
È inutile sottolineare che proprio qui si manifesta la crisi profonda della nostra democrazia, la quale va traducendosi in forme sempre più pericolose di astensionismo arrabbiato o apatico, di autoritarismo blando versato in reti di poteri oscuri ed incostituzionali.
La fine della scuola degli inchiodati alla sedia per sei o più ore, del congruo numero d’interrogazioni (regio decreto del 1925) presupporrebbe almeno tre azioni concrete (infatti i paradigmi teorici, didattici e pedagogici dibattuti negli ultimi decenni di certo non mancano):
Carlo Schiattarella
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