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Fuga della famiglia finlandese: la scuola dovrebbe cambiare così…

La decisione della famiglia finlandese di ritirare i propri figli dalla scuola italiana perché obsoleta e la lettera che puntualmente la ha motivata sta suscitando o, meglio, sta riattivando un dibattito antico a cui purtroppo sembrano non seguire mai azioni politiche e civili significative e adeguate.

La fuga dalla scuola pubblica per le sue inefficienze è un fatto per quelle famiglie anche italiane che possono ancora permettersela; così come la fuga dalla sanità pubblica e, peggio ancora, dalle maglie di una sempre più farraginosa ed ingiusta giustizia.

È inutile sottolineare che proprio qui si manifesta la crisi profonda della nostra democrazia, la quale va traducendosi in forme sempre più pericolose di astensionismo arrabbiato o apatico, di autoritarismo blando versato in reti di poteri oscuri ed incostituzionali.

La fine della scuola degli inchiodati alla sedia per sei o più ore, del congruo numero d’interrogazioni (regio decreto del 1925) presupporrebbe almeno tre azioni concrete (infatti i paradigmi teorici, didattici e pedagogici dibattuti negli ultimi decenni di certo non mancano):

  1. L’elaborazione di un piano per l’edilizia scolastica ispirato ad un’architettura funzionale ad un’esatta, laboriosa e laboratoriale idea di scuola.
  2. La revisione del modello dirigenziale che ha negli anni mostrato tutti i suoi limiti accompagnandosi di fatto al fallimento del progetto di autonomia sia didattica che finanziaria. La figura del DS, con il suo staff dell’autonomia, ha prodotto, altresì, tensioni e sprechi funzionali. Molti docenti, complici le inadeguate procedure concorsuali, sono stati immolati a funzioni delicate a cui forse non erano particolarmente vocati e ciò ha trascinato spesso le scuole in contenziosi indefiniti o in tragicomiche saghe paesane.
  3. Infine, non ultime per importanza, la formazione e le procedure di selezione del corpo docente non possono continuare ad esistere così come sono esistite sinora. La scuola ha bisogno di docenti motivati, preparati e valorizzati sia dal punto di vista economicamente che sociale. Insomma, la scuola non può esistere ancora come semplice parco d’intrattenimento ed allentato ammortizzatore sociale.

Carlo Schiattarella

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