La vertenza che vede contrapposti già da qualche anno docenti abilitati all’estero e Ministero si arricchisce di un nuovo capitolo.
Com’è noto, la precedente O.M. n.60/2020 che regolava le GPS è stata sostituita quest’anno dall’OM n.112/2022, che – pur ricalcando in gran parte le precedenti disposizioni- ha introdotto importanti novità (peggiorative) per il personale in possesso di abilitazione in altro Paese dell’Unione Europea.
Ai sensi dell’art.7 dell’ordinanza, infatti, “qualora il titolo di accesso sia stato conseguito all’estero, ma sia ancora sprovvisto del riconoscimento” il candidato viene iscritto con riserva di riconoscimento del titolo.
Tuttavia, “l’inserimento con riserva non dà titolo all’individuazione in qualità di avente titolo alla stipula di contratto; in attesa dello scioglimento della riserva, l’aspirante è inserito in graduatoria nella fascia eventualmente spettante sulla base dei titoli posseduti pleno iure” (art.7, comma 4, lett. e).
Contro tale disposizione sono stati depositati numerosi ricorsi dai docenti interessati, che non ritengono giusto che le conseguenze dei ritardi del Ministero nelle procedure di riconoscimento del titolo debbano ricadere sui candidati.
D’altra parte, ragionando astrattamente, si potrebbe ritenere che non sarebbe giusto assegnare una supplenza sulla base di un titolo la cui validità non è stata ancora accertata.
Il Tar Lazio, con ordinanze depositate proprio in questi giorni, ha respinto le istanze cautelari avanzate dai docenti.
Si tratta per il momento di pronunce rese in sede cautelare e suscettibili peraltro di impugnazione di fronte al Consiglio di Stato.
Restiamo in attesa dei prossimi sviluppi.
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