In alcuni paesi l’attività di fundraising, ovvero la raccolta di fondi operata per finanziare un progetto, un acquisto o sostenere un’iniziativa è praticata con successo. Anche le istituzioni scolastiche italiane che sono dotate di autonomia finanziaria hanno l’opportunità di utilizzare questa forma di sovvenzione rivolgendosi alla comunità e segnatamente alle famiglie.
Si tratta di una possibilità che richiede una serie di passaggi normativo-contabili che sono informati a vari principi che regolano l’attività amministrativa ed in particolare quello della trasparenza. In primo luogo sarà necessario che il Consiglio d’Istituto deliberi in merito sulla destinazione della somma ed il modo in cui si intende spenderla in maniera più possibile dettagliata.
Il Miur ha chiarito attraverso note esplicative che la raccolta dei fondi potrà essere effettuata solo per l’ampliamento dell’offerta culturale e formativa e non per il funzionamento ordinario o amministrativo e soprattutto dovrà essere messo ben in evidenza che non si tratta di tasse caratterizzate dall’obbligatorietà ma di versamenti volontari per i quali è possibile per le famiglie l’utilizzo come detrazione fiscale. Gli ultimi passaggi infine riguardano l’iscrizione nel programma annuale in entrata delle somme ed in uscita nella parte attinente la loro destinazione.
Una volta utilizzati i fondi la scuola spiegherà alle famiglie l’esito di quanto fatto, documentando l’attività svolta. Al momento il fundraising nella scuola pubblica italiana non è molto praticato ma vi sono diverse esperienze di iniziative riuscite che testimoniano l’efficacia di questa forma di finanziamento.
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