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Funerali ragazzo ucciso Napoli, il vescovo: “Nessun adulto assolto”. La sorella: “La nostra città non è Mare Fuori o Gomorra”

Oggi, 6 settembre, alle 15, hanno avuto luogo i funerali del musicista 24enne ucciso Napoli, Giovanbattista Cutolo, assassinato a colpi di pistola da un 16enne per banalissimi motivi per strada lo scorso 31 agosto. Le esequie hanno visto una grande partecipazione da parte dei cittadini, così come aveva chiesto la madre. Il sindaco ha anche proclamato lutto cittadino.

L’omelia: “Sono colpevole anche io”

La messa è stata celebrata dall’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che ha usato parole molto forti nella sua omelia soprattutto verso gli adulti, come riporta Fanpage.it: “Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli ucciso senza alcun motivo da un altro figlio di questa città. Non vorrei essere qui non perché vorrei sottrarmi al dolore immenso di genitori, amici, fratelli, compagni che lo piangono. Ma non vorrei essere qui semplicemente perché avrei voluto parlare con Giovanbattista non di Giovanbattista. Con lui, della sua arte, toccarla con mano, magari ascoltando un concerto della sua orchestra o le sue composizioni. Ma purtroppo nessuno di noi ha il potere di cambiare la realtà, fermando quella mano giovanissima ma già deviata come purtroppo accade con tanti ragazzi di questa città.Questa fine, ci dice il Vangelo, è la sua nascita al Cielo, in una vita ‘altra’, non sporcata da violenza ed egoismo, immersa nell’Amore”.

“Ed è nell’amore che da oggi in poi possiamo trovare Giovanbattista, nell’amore che ci unisce a lui. Giovanbattista ci invita a non tirare i remi in barca, costruite una società più giusta, più mite, più sicura, dove quello che è accaduto a lui non abbia più a ripetersi. Come è potuto accadere che ad un giovane così pacifico sia accaduto tutto ciò? Io non so perché si muoia in modo così assurdo e senza motivo. Vi dico: impegnatevi, Napoli ha bisogno di giustizia, pace. Ha bisogno di voi. I sogni, i desideri, le speranze di Giò Giò ora camminano sulle vostre gambe. Il pianto dei giovani amici di Giovanbattista e di chi lo ha amato, ci aiutino a pulire i nostri occhi offuscati e vedere che il Bene è superiore al Male e che la parte sana della nostra città è più lunga di quella malata ed è giusto che oggi si faccia vedere. Ancora troppi sono i silenzi che fanno male. Nessun adulto può sentirsi assolto. Sono colpevole anche io, accetta la mia richiesta di perdono amico e fratello mio. Forse avrei dovuto non solo appellarmi ma gridare, affinché i proclami si trasformassero in azioni concrete. Perdona me e la mia Chiesa se quello che facciamo è tanto ma è ancora poco. Perdona la tua città. Perdona, figlio nostro, tutti gli adulti di Napoli che non si rendono conto che tutti i ragazzi sono figli di Napoli e tutti devono prendersene cura. Questa mano l’abbiamo armata anche noi. Coi nostri ritardi, con le promesse non mantenute, i proclami i comunicati, con l’incapacità di non capire i problemi endemici di questa città, perdona i nostri protagonisti, la nostra incapacità di fare rete, di superare l’io per il noi. Disarmare Napoli, amare Napoli, educare Napoli”, ha concluso.

Presenti molte autorità

A parlare in chiesa è stata anche la sorella di Giovanbattista. Quest’ultima si è scagliata contro chi imita personaggi negativi, che strizzano l’occhio alla criminalità, spesso proposti dalla musica o dalla televisione: “Napoli non è Gomorra, non è Mare Fuori, non è il Boss delle Cerimonie”, ha detto. Presenti alle esequie Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Cultura Gennaro Sangiuliano, il vicepresidente della Camera Sergio Costa, l’ex sindaco di Napoli e oggi consigliere comunale Antonio Bassolino.

Anche il rapper napoletano 23enne Geolier, pseudonimo di Emanuele Palumbo, amato dai giovanissimi, ha detto la propria sulla tragica uccisione del musicista.

Il cantante si è sfogato su Instagram dando un messaggio importante a tutti i ragazzi che lo seguono: “Non è possibile morire a 24 anni, nella stagione più bella dell’anno, per un parcheggio. A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola. Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male. Voglio dirgli che uscire soltanto per divertirsi con gli amici non è da deboli, che andare a scuola non è da scemi, che portare dei fiori a una tipa che gli piace non è una vergogna”, ha esordito.

“Io sono sempre stato come voi, capisco ogni vostra paura e il vostro punto di vista, era anche il mio fino a poco tempo fa. Non guardiamo per terra, i piedi e l’asfalto, vi assicuro che non è difficile alzare la testa e guardare in alto, il cielo, le stelle, dove tutto è bello anche se sembra inarrivabile. Anche io sono cresciuto nel rione dove parlare in italiano era da scemi, andare a scuola era da deboli. Ma il mondo non è questo”.

La ricostruzione dei fatti

La scintilla che avrebbe fatto degenerare la situazione la sera dell’omicidio sarebbe scoppiata dopo che la ragazza di Giovanbattista, che si trovava insieme a lui, ha chiesto di spostare uno scooter parcheggiato male. Il 16enne, come riporta Il Corriere della Sera, era solito fare baldoria, tra TikTok, scorribande notturne e uno stile di vita da aspirante gangster, dalla musica ai vestiti fino ai tatuaggi e alla compagnia di amici.

Il giovane, che a quanto pare aveva abbandonato la scuola, ora è accusato di omicidio volontario. Non è la prima volta che il ragazzo ha a che fare con la giustizia. Era tornato a casa da pochi giorni dopo una condanna per truffa e quando aveva meno di 14 anni fu coinvolto insieme ad altri minorenni nell’accoltellamento di un coetaneo. Non era imputabile, non aveva l’età per esserlo. Troppo bambino, almeno per la legge.

Laura Bombaci

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