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Funzioni-obiettivo: che fare?

"Ho dato alla mia scuola la disponibilità a ricoprire la funzione-obiettivo riguardante il Pof. Mi chiedo però in che cosa consistano le responsabilità di tale funzione, visto che temo che il lavoro da svolgere sia veramente elevato.
Potreste chiarirmi che tipo di lavoro si tratta di organizzare (qualche idea ce l’ho, ovviamente) e con quali tempi, considerando che la mia è una scuola superiore di medie dimensioni (e comunque "dimensionata"), discretamente organizzata al suo interno, con diversi progetti funzionanti (orientamenerto, salute, ecc)?
Forse la risposta può essere utili anche ad altri colleghi, magari per "sdrammatizzare" un po’ i nuovi compiti che spettano ai docenti nella scuola dell’autonomia."

E’ questa la domanda che un lettore ci ha inviato dopo la lettura delle indicazioni sul Pof su questo sito.

Premesso che non esistono risposte univoche (in materia di autonomia non dovrebbero esistere "interpretazioni autentiche" né del MPI né – tantomeno – degli "esperti" o presunti tali) è possibile però fornire qualche suggerimento concreto.

Le aree di intervento previste dal CCNL relative ai compiti delle funzioni-obiettivo sono molto ampie e variegate; per esempio la prima area (Gestione del piano dell’offerta formativa) comprende a sua volta 4 diversi tipi di intervento:
a) coordinamento delle attività del Piano;
b) coordinamento della progettazione curricolare;
c) valutazione delle attività del Piano;
d) coordinamento dei rapporti tra la scuola e le famiglie.

E’ impensabile che, senza riduzione dell’orario di cattedra, un insegnante riesca ad operare efficacemente e con buoni risultati su tutti e 4 i compiti elencati.
E’ assolutamente inevitabile, quindi, che il collegio e gli stessi docenti che assumono l’incarico facciano scelte chiare e consapevoli, valutando, anno per anno, le priorità progettuali e operative.
Per questo motivo potrebbe essere una buona idea prevedere che, al momento della richiesta, i candidati ad ottenere un incarico di funzione-obiettivo, alleghino anche un proprio "piano di fattibilità" nel quale siano indicate analiticamente le attività che ci si impegna – nel concreto – a realizzare.

Una procedura di questo tipo potrebbe avere un effetto benefico da più punti di vista:

1) in caso di più domande il collegio dei docenti può mettere a confronto le proposte concrete dei diversi candidati
2) il docente che presenta la domanda può evidenziare nel migliore dei modi le proprie competenze e i propri interessi
3) il capo di istituto – una volta assegnato l’incarico – sa esattamente cosa può aspettarsi dal docente; viceversa il docente incaricato sa esattamente ciò che deve fare e sa cosa gli può essere legittimamente e ragionevolmente richiesto
4) al termine dell’anno scolastico il collegio dei docenti può formulare una propria valutazione sull’attività svolta dal docente incaricato raffrontando il piano iniziale con quanto concretamente realizzato

Più in generale tale procedura potrebbe favorire la crescita di una cultura della progettazione e della valutazione in mancanza della quale la scuola dell’autonomia rischia di ridursi alla scuola della frammentazione e della autoreferenzialità.

Reginaldo Palermo

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