Alunni

Fuori i genitori dalle scuole? Un sentimento che cresce tra tutti gli addetti ai lavori

Dalla chiusura ermetica al mondo esterno fino al 1974, alle ‘invasioni barbariche’ di questi anni. I decreti delegati, a metà degli anni Settanta del secolo scorso, rappresentano uno spartiacque: prima c’era una scuola autoreferenziale, chiusa a ogni intervento critico proveniente da fuori le mura, con le famiglie degli alunni e con gli stessi alunni tenuti a debita distanza dalla cattedra, territorio sacro e inviolabile. Oggi invece, come riporta il quotidiano La Repubblica, che raccoglie il parere di pedagogisti e esperti del settore, la scuola è terra sconsacrata e così come i medici che si asserragliano nei locali dell’ospedale, attaccati da parenti scontenti del loro operato, anche i docenti subiscono gli attacchi di genitori che invece di collaborare all’educazione dei propri figli, preferiscono attaccare – anche in modo violento – gli educatori.

Una scuola sotto attacco, dunque: i genitori, ovviamente non tutti, soltanto quelli che avrebbero bisogno di un corso di formazione alla genitorialità responsabile, invece di ragionare, analizzare, esaminare le ragioni di un brutto voto o di una sanzione disciplinare, scelgono la strada più semplice e attaccano l’istituzione scuola a testa bassa, nel punto più vulnerabile della struttura, il docente.

I ragazzi hanno bisogno di crescere, cosa che non può avvenire sotto tutela costante di papà e mamma.  Quando cresce – ha dichiarato tempo fa al Corriere della Sera Umberto Galimberti –  i genitori andrebbero espulsi dalla scuola, perché i genitori fanno i sindacalisti dei figli: se non sono promossi ricorrono al Tar e gli insegnanti, per non passare le vacanze al Tar, li promuovono tutti. Questo determina un degrado enorme.

I professori sono in possesso di tutte le competenze disciplinari, metodologiche e relazionali utili per accompagnare e favorire la crescita armonica dei ragazzi e delle ragazze.

Molti pedagogisti, dal canto loro, invocano un passo indietro: “Stanno trasformando i figli in pupazzi, contestano i voti e gli rifanno i compiti”, dichiarano a La Repubblica. E continuano: “Nelle aule non abbiamo più soltanto gli alunni ma, per ognuno di loro, abbiamo anche una mamma e un papà e la loro ombra più o meno lunga”

Le chat, soprattutto quelle gestite dalle mamme di bambini delle elementari e delle medie, sono un luogo che spesso si trasforma in piazza dei fatti vostri, dove nascono e crescono pettegolezzi e maldicenze di vario genere, miste a rancori e animosità contro questo o quel docente accusato un po’ di tutto: troppa severità, troppi compiti assegnati, troppo, troppo….

Insomma, da più parti si avverte l’esigenza di rimettere ordine e paletti. L’intervento attivo e propositivo delle famiglie è importante e auspicabile, ma se si trasforma in assedio violento, allora è preferibile un ritorno al passato, in cui i genitori erano ammessi a scuola soltanto nei giorni di ricevimento.

Gabriele Ferrante

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