Ieri è stato presentato alla Camera dei Deputati, presso le Commissioni IV (Bilancio) e VI (Finanze) l’emendamento sul reclutamento dei docenti della scuola italiana, conosciuto appunto, dal nome del promotore, come bozza Pittoni. In sostanza l’emendamento prevede il punteggio aggiuntivo di 40 punti a favore dei docenti che abbiano scelto di non trasferirsi di provincia.
E chi ha già scelto di andare via e volesse, alla luce del bonus, rimanere? Potrà farlo perché l’emendamento prevede il diritto di revoca della domanda per quei docenti che, avendo invece chiesto il trasferimento, volessero rinunciarvi.
Secondo Pittoni questo provvedimento non è incostituzionale perché non parla di spostamento a senso unico, ma riguarda tutte le province italiane. Inoltre esso riequilibra le sorti di tanti precari “storici”, che non ci stanno, adesso, ad essere superati da colleghi più giovani, che aspirano all’inserimento a pettine.
Nel frattempo i precari aspiranti al trasferimento si organizzano, scrivendo al presidente Napolitano una lettera dai seguenti toni: “Chi si trasferisce paga in termini di sacrifici umani, abbandonando gli affetti della famiglia, ed economici, dovendo pagare un affitto o comprare una nuova casa altrove. Nonostante tutto, alcuni politici cinici continuano a colpevolizzare i docenti che intendono trasferirsi, come se non fossero nemmeno connazionali, e appesantiscono il fardello di questi ultimi con proposte assurde e antinazionali. La nazione, “una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”, si rafforza, d’altra parte, anche con la mobilità dei cittadini all’interno del Paese, attraverso scambi umani, sociali, culturali, professionali, come la storia chiaramente ci insegna. La proposta del bonus antitrasferimento è in odore di incostituzionalità come ha già ritenuto il Tar Trento che con ordinanza n. 75 del 2010 ha sancito: ‘È rilevante e non manifestamente infondata la questione d’illegittimità costituzionale del comma 8 dell’art. 67 della L.p. n. 19 del 2009 per violazione degli artt. 97 e 3 Cost., posto che la sede di svolgimento del servizio non potrebbe depotenziare i titoli di studio e di esperienza dell’insegnante; degli artt. 3, 4 e 120 Cost., in quanto sarebbe per tale via ostacolata la libera circolazione del personale insegnante fra le regioni; degli artt. 117 Cost. e 149 e 150 del trattato U.E., nonché del canone generale di ragionevolezza delle leggi, visto l’elevato punteggio attribuito in via retroattiva in ragione della sola continuità di servizio in Provincia di Trento’. Ci rimettiamo a Lei, unico garante per il rispetto del diritto e della Costituzione, in un contesto politico, quale quello attuale, fortemente confuso e notevolmente fazioso”.
Si conferma,comunque, una strana prassi ormai invalsa nella scuola italiana, in particolare per le decisioni più importanti che riguardano il mondo del precariato. Emanata la normativa, sbucano tutta una serie di emendamenti, ricorsi, contenziosi, che cambiano le carte in tavola.
Dopo la vittoria del “pettine” sulla “coda” e la possibilità di trasferirsi di provincia, Pittoni ridimensiona la questione e alletta i precari con il suo bonus. La Lega persegue il suo obiettivo, che è quello, peraltro apertamente dichiarato, di evitare gli spostamenti e le migrazioni. “Mogli e buoi dei paesi tuoi” in nome della continuità didattica: o, sarebbe meglio leggere, delle assunzioni a chi spettano per anzianità, in onore delle scelte fatte nel 2007?