GaE infanzia discriminata e ingannata dai sindacati
Continuano i malcontenti e le proteste sul web dei docenti delle graduatorie ad esaurimento, soprattutto in vista di un imminente concorso, che darà un altro duro colpo alla già penalizzata scuola dell’infanzia.
Cosa altro devono aspettarsi questo esercito di docenti, delle vere combattenti, quotidianamente, impegnate ad affrontare delle aule divenute veri e propri pollai, ma svolgendo il loro lavoro egregiamente, nonostante le preoccupazioni e le delusioni.
La legge 107, della BUONA SCUOLA nell’art. 1 Comma 96 sancisce che “i soggetti iscritti a pieno titolo, alla data di entrata in vigore della presente legge, nelle graduatorie del concorso pubblico 2012 e nelle graduatorie ad esaurimento sono assunti a tempo indeterminato”, per cui TUTTI i docenti GAE e GM hanno partecipato al piano di assunzione straordinario, perché mentre gli altri si è trovato il modo di assumerli , i docenti dell’infanzia sono stati ignorati? Forse sottovalutati? Grave errore visto che essi sono la colonna portante su cui si regge tutto il comparto istruzione.
E i sindacati? Dov’erano nel momento in cui dovevano tutelare questi docenti? Forse impegnati ad affossarli ancora di più, promuovendo migliaia di ricorsi di vecchi diplomati magistrale, e rendendo così le gae infanzia ,già penalizzate , ancora più interminabili.
Essi infatti continuano a favorire l’ingiusto inserimento “a pettine” in gae di un esercito di ricorrenti, i quali vengono collocati davanti a chi, per entrare in questa graduatoria, come sappiamo utile per l’immissione in ruolo, ha dovuto faticare, superando concorsi o seguendo percorsi abilitanti con valore concorsuale, e tutto questo per poi vedersi da un momento all’altro, portar via il proprio posto, da chi ha scelto la via più facile per farlo: il ricorso.
Insomma, questo che si sta verificando è un vero e proprio sciacallaggio verso i precari, oltre ad una guerra tra poveri, e tutto, per la disparità di trattamento tra docenti con stessi diritti, non degna di un paese civile, non degna DI UN PAESE DI DIRITTO.