La legge di bilancio 2018 “ignora” i docenti delle GaE Infanzia, che vedono quindi sfumate le possibilità di svuotare le graduatorie con il potenziamento da tempo atteso, nonostante le rassicurazioni che erano arrivate in precedenza dal Miur, tramite il sottosegretario De Filippo.
La delusione è cocente, specie per la deputata del Pd Camilla Sgambato, che aveva presentato l’emendamento per la legge di bilancio insieme al collega Marco di Lello, con lo scopo di introdurre almeno 2mila posti di potenziamento per l’infanzia finalizzato a svuotare le GaE.
Sconsolato il commento di Sgambato dal proprio profilo Facebook: “sono dispiaciuta, rammaricata, arrabbiata e vi chiedo scusa. Ho seguito l’iter dell’emendamento fino alla fine, sicura che sarebbe andato in porto. Non è andata così. In dirittura d’arrivo siamo caduti. Non voglio dare colpe, ma non doveva andare a finire in questo modo”.
Il mea culpa della deputata è chiaro, che non nasconde però che le responsabilità di questa sconfitta devono essere divise con altri: “Ora non ci sono molte altre cose da dire: ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Per quanto mi riguarda me le prendo tutte”.
Come abbiamo scritto in precedenza, il ministro Fedeli ha annunciato che nel pacchetto degli emendamenti approvati dalla legge di bilancio, ci sono 200milioni di euro (50 milioni nel 2018 e 150 milioni nel 2019) da investire per trasformare l’organico di fatto in organico di diritto.
Questi posti saranno impiegati anche per le assunzioni in ruolo, e quindi, di conseguenza, non è del tutto escluso che possano essere presi in considerazione i docenti delle GaE Infanzia, anche se, al momento, si tratta solo di un’ipotesi.
In pratica, esiste la residua possibilità che una parte dei fondi per costituire l’organico di diritto possa essere destinato all’assunzione dei docenti dell’infanzia. Se così fosse, verranno svuotate le GaE in modo razionale, ovvero partendo da quelle maggiormente affollate? Ancora è molto presto per sapere se questa ipotesi possa essere valutata o scartata per l’ennesima volta.
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