Secondo dati provvisori, si registra il prevedibile esodo dei precari dalle regioni del Sud e dalle Isole (in particolare dalla Sicilia, dove il dato di Palermo, non ancora confermato, registrerebbe un (-25%).
Sono Roma (+25%), Milano (+1.500) e Torino (+800), le città più gettonate.
In Emilia Romagna, se guardiamo, ad esempio, ai dati di Modena le domande pervenute per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento sono complessivamente n. 3.234, di cui 560 da altre province. Per la scuola primaria ed infanzia, in particolare, sono pervenute 1.800 domande, di cui +180 trasferimenti in ingresso per la scuola primaria, +140 trasferimenti in ingresso per la scuola dell’infanzia.
Nel frattempo, però, a fronte di questi primi dati, il senatore Pittoni, in un’intervista pubblicata da La Padania, canta vittoria, affermando che il suo intervento ha impedito ai prof meridionali di scavalcare le graduatorie. Infatti gli spostamenti possono essere considerati inferiori rispetto alle previsioni e questo dato sembra premiare l’operato della Lega. L’aggiornamento triennale, e non più biennale, delle graduatorie, il trasferimento per gli immessi in ruolo possibile solo dopo cinque anni, l’immissione in ruolo dei docenti attingendo dalle graduatorie 2010/11 hanno costituito un deterrente contro l’esodo di massa. Per non parlare dell’effetto bonus. Pittoni confessa apertamente che il bonus è stato studiato a tavolino allo scopo di garantire un effetto mediatico, al di là del fatto che passasse o meno.
Eppure tanti precari hanno maturato l’illusione di poter essere immessi in ruolo, grazie al principio della libera circolazione sul territorio, ma, in alcune province, si profilano cantonate colossali: tanti ricorrenti inseriti a pettine, che in media hanno una quarantina di punti, non avranno grandi possibilità di lavoro di fronte a concorrenti storici con 150 o 200 punti.
Insomma il nord non sarà il paese della cuccagna sperato e si rischierà di non lavorare nemmeno con chiamate dal preside. La scuola è davvero satura e forse la Gelmini pecca di eccessivo ottimismo: le graduatorie si esauriranno davvero in sette anni?