Al giorno d’oggi far fronte alle richieste del mondo del lavoro prevede l’acquisizione di competenze e conoscenze sempre maggiori, necessarie per affrontare le proprie mansioni nel migliore dei modi. Tutto ciò però non accade in uno dei settori in cui l’aggiornamento e la specializzazione dovrebbero essere considerati gli elementi fondamentali, ossia nella scuola!
Il testo che segue parla di una situazione assurda e paradossale, eppure è la testimonianza della realtà scolastica italiana: nel 2002, dopo anni di dibattiti relativi alla formazione dei docenti, i nostri politici decisero che per insegnare nella Scuola dell’Infanzia e nella Primaria (per capirci i vecchi asilo e la scuola elementare) non fosse più sufficiente il diploma magistrale e fu dunque istituito un corso di laurea preposto esclusivamente alla formazione dei nuovi insegnanti, che coniugasse l’attività pratica alle ultime conoscenza teoriche in ambito didattico/pedagogico.
Trattasi di Scienze della Formazione Primaria, un corso di laurea inizialmente strutturato in quattro anni (il quinto integrabile), trasformato poi in cinque anni accademici, accessibile previo superamento di un test d’ingresso che permette l’iscrizione ad un numero di studenti prestabilito sulla base del fabbisogno nazionale annuo. La maggior parte degli esami sono affiancati da laboratori che ne consentono un maggior approfondimento della disciplina, inoltre un peso significativo viene riservato alla lingua inglese e allo studio delle nuove metodologie e tecnologie didattiche.
Il periodo transitorio dal diploma alla laurea abilitante, secondo alcuni non sarebbe stato gestito in maniera politicamente corretta, ragion per cui, dopo circa dieci anni e migliaia di ricorsi giudiziari, ai diplomati magistrali entro l’anno 2000/2001 é stato riconosciuto il loro diploma come abilitante all’insegnamento, portando di fatto ad una totale equiparazione tra laurea e diploma.
Ma le richieste dei diplomati non si sono fermate e, sempre tramite ricorso, hanno voluto (e in alcuni casi ottenuto) di accedere alle GAE, le graduatorie che concedono il ruolo immediato, senza sottoporsi a concorso; beffando sia chi ha conseguito la laurea in Scienze della Formazione Primaria, sia chi, con un diploma magistrale si era precedentemente sottoposto a concorso per ottenere il ruolo.
In tutto ciò va comunque fatto un distinguo: moltissimi diplomati magistrali in questi anni hanno accettato supplenze in tutta Italia, portando così avanti il sistema scolastico nazionale. Loro hanno sicuramente acquisito negli anni quelle competenze necessarie per affrontare il mestiere dell’insegnante, vanno dunque distinti da chi fino a ieri faceva tutt’altro ed ha riscoperto, solo quando l’abilitazione gli è stata letteralmente servita su di un piatto d’argento, l’ antica “ vocazione ” per l’insegnamento!
Il paradosso più grande di tutta questa vicenda sta nel fatto che, qualora i diplomati magistrali venissero inseriti nelle tanto agognate GAE, i laureati in Scienze della Formazione Primaria risulteranno in una posizione sfavorevole dal punto di vista lavorativo, perchè verranno convocati prima i diplomati e solo quando si esaurirá la loro presenza in graduatoria, potranno sperare in una convocazione.
In tutto ció i laureati non chiedono agevolazioni, il loro auspicio è quello di poter combattere ad armi pari attraverso un concorso pubblico o un qualsiasi altro canale di reclutamento che valuti il merito.
Ad oggi mi trovo nella situazione di non poter trovare un finale a questa bizzarra vicenda, ma a nome della categoria dei laureati che rappresento, sento il dovere di far comprendere alla società civile l’importanza della scuola come istituzione e capisco di poter riuscire nell’intento solo dimostrando che la professione dell’insegnante non è un ripiego, ma un a scelta motivata e consapevole!
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