Lo scrittore e docente di scuola media Enrico Galiano, intervistato da Vanity Fair, ospite della Rassegna Letteraria della città di Vigevano, ha parlato, come fa spesso, di scuola e di giovani, sulla base della sua esperienza.
Ecco cosa ne pensa dei membri della Generazione Z e di come, secondo lui, gli adulti si dovrebbero rapportare con loro: “Le parole che qualsiasi adulto può dire ai ragazzi hanno scarsa probabilità di arrivare a destinazione. Bisogna cercare di parlare con i ragazzi, disporsi nella dimensione dell’ascolto e non del saggio che dispensa consigli da una cattedra. Tra di loro, oggi, c’è una grande inquietudine e purtroppo gli adulti tendono a minimizzare con uno sbrigativo ‘eh, è l’adolescenza…’. In realtà essere adolescenti nel 2023 non è la stessa cosa che essere stati adolescenti vent’anni fa. La pandemia sicuramente ha esacerbato la situazione, ma non è l’unico fattore: bisogna metterci la guerra, la crisi climatica, i fatti che cambiano così in fretta da esser destabilizzanti. Sei mesi fa nessuno sapeva che cosa fosse ChatGpt e adesso tutti dobbiamo averci a che fare. Questi ragazzi stanno vivendo un momento difficile e meriterebbero la giusta attenzione”.
Ma a cosa aspirano i ragazzi di oggi? Ecco cosa sostiene il docente: “Se da una parte c’è l’imbarazzo della scelta e i modelli a cui ispirarsi sono centuplicati, dall’altra proprio queste infinite strade li paralizzano e fanno fatica a immaginarsi nel domani. Finisce così che vivono di presente perché più decifrabile, anziché di futuro, che viene sempre visto come minaccioso”.
“I consigli paternalistici di fare le cose in un certo modo non funzionano, non attecchiscono. Funzionano meglio i consigli controintuivi, a rischio di sembrare diseducativo: io spesso dico ‘sbaglia’ che se sbagli capisci meglio che cosa vuoi. Dico loro di essere persone egregie, fuori dal gregge, di non cedere alle seduzioni del conformismo, al bisogno di sentirti parte di un gruppo. Li spingo a uscire dalla stanza, di andare a vivere la vita vera, di non stare in panchina a vederla passare con la paura di farsi male, ma di provare comunque a mettersi in gioco, a costo di inciampare. Se non ti sei mai davvero perso come fai a sapere dove vuoi andare?”, questo il consiglio di Galiano.
Poi quest’ultimo ha spiegato come, a suo avviso, bisognerebbe migliorare la scuola: “Avrei richieste molto pratiche, ma tutte hanno a che fare con un investimento sostanzioso sulla scuola e questo è un problema. Viviamo in un Paese che non ha mai investito in modo importante nell’educazione, è come se non ci credessimo. Per esempio, chiederei che il numero massimo degli studenti per classe non fosse più di 15, ma per fare una cosa del genere si dovrebbe raddoppiare il numero di insegnanti e per questo servono investimenti. Poi chiederei che le aule si adeguassero: non solo perché il 40% delle scuole non sono a norma di sicurezza, ma anche perché la didattica è cambiata e non possiamo più concepirla come banco/cattedra/lavagna, la scuola non è più quella cosa lì e le aule dovrebbero essere ripensate in maniera dinamica, libere da limiti spaziali. E poi oggi non ha senso la divisione rigida delle materie: il sapere è più interdisciplinare e dovrebbe esserci maggiore sinergia tra gli insegnanti. E questo solo per accennare ad alcune cose, ma ce ne sarebbero altre mille”.
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