Ennesima provocazione del filosofo Umberto Galimberti rivolta al mondo della scuola. Lo studioso, nel corso del FestivalFilosofia di ieri mattina, 18 settembre, a Modena, ha pronunciato delle frasi destinate a far discutere, come riportato da La Repubblica.
Galimberti ha discusso a proposito della scuola pubblica, facendo una proposta: “Sono per la scuola pubblica purché si possano licenziare gli insegnanti cattivi”, ha affermato. E, sulle continue richieste da parte del personale scolastico di vedere il proprio stipendio aumentato, il filosofo è stato durissimo: “Andate in un’industria dove gli operai lavorano, anche se pagati poco, ma lavorano”. Insomma, con questa affermazione si sta insinuando che i docenti non lavorino così tanto, o almeno non lavorino tanto quanto facciano gli operai. Ma si possono davvero mettere a confronto queste categorie?
In ogni caso l’invettiva dello studioso è proseguita: “Introduciamo il licenziamento dei cattivi insegnanti, o gli studenti più fortunati andranno all’estero, mentre i peggiori resteranno qui, a prendere il reddito di cittadinanza. La scuola oggi al massimo istruisce, ma non educa a sentimenti e emozioni”. La cosiddetta “fuga dei cervelli” è forse colpa degli insegnanti?
Galimberti ha continuato prendendosela anche con i genitori, altri elementi importanti che gravitano intorno al sistema scolastico: “Fuori i genitori che fanno i sindacalisti dei figli, preoccupati solo della promozione”.
Il filosofo non ha potuto non commentare la recente morte di un ragazzo 18enne nel corso di un progetto previsto da PCTO: “La scuola dalle elementari ai 18 anni deve essere di formazione, le competenze le impari dopo all’Università, come anche la scuola lavoro e poi si vede i disastri che succedono. Come diceva Platone si apre prima il cuore e poi la mente, ma questo non si fa e la scuola sospende i bulli invece di tenerli a scuola il doppio del tempo”, ha continuato.
“La letteratura ci insegna cosa sia il dolore, l’ angoscia…e invece abbiamo riempito le scuole di computer. Quelli cattivi che demotivano nel nostro sistema non è previsto si licenzino, l’Italia ha sempre pensato la scuola come un posto di lavoro per gli insegnanti e invece si deve misurare empatia”, ha concluso Umberto Galimberti.
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