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Gallo (M5S): dal 18 maggio gruppi di alunni potranno incontrare i loro docenti in presenza [INTERVISTA]

Se il 18 maggio si definiranno nuove aperture e altri cittadini potranno muoversi da casa per motivazioni aggiuntive, allora dovremo garantire ai bambini e i ragazzi che non fanno didattica distanza, di incontrare in presenza i loro docenti, magari assieme a psicologi, pedagogisti e assistenti sociali, così da avviare percorsi di relazione e di supporto educativo, emozionale e culturale. Ad dirlo alla Tecnica della Scuola è Luigi Gallo (M5S), presidente della Commissione Istruzione della Camera, promotore, il 29 aprile scorso, di un ordine del giorno al decreto legge del 25 marzo n. 19 per fronteggiare l’epidemia da Covid-19, con cui ha chiesto il rientro in presenza anticipato proprio degli alunni che non sono raggiunti dalla didattica on line. 

On. Gallo, alla Camera state lavorando per far rientrare degli alunni prima degli altri perchè rischiano di rimanere indietro e di lasciare la scuola. Come mai? 

Voglio sottolineare che il ministro dell’Istruzione con 165 milioni di euro ha garantito tablet, pc e traffico dati agli studenti che ne erano sprovvisti in tempi record ed è stato appena approvato il piano straordinario di 400 milioni di euro per la rete e la connessione in tutti i 32.213 plessi scolastici con la banda ultra larga. La tecnologia, tuttavia, non risolve i problemi di povertà educativa e culturale di 1,2 milioni di bambini e ragazzi a rischio che vivono in famiglie in cui i genitori sono assenti, o che sono ammassati in spazi non adeguati ad una convivenza prolungata, penso anche ai minorenni con disabilità.

Quanto è pericoloso questo processo?

La stragrande maggioranza di questi minorenni non riesce ad essere coinvolta dalla didattica a distanza, non ha un’adeguata assistenza sociale, e l’isolamento sta peggiorando le condizioni, rischiando di far scivolare bambini e ragazzi in percorsi di devianza o abbandono. Per questo immagino un grande piano culturale e sociale che investa tutto il Governo e coinvolga i sindaci, con l’assunzione di assistenti sociali e il monitoraggio delle scuole affinchè si strappi ogni bambino dal degrado e dalla violenza.

Quale obiettivo vi siete posti?

Stiamo interloquendo con i ministri e con Conte per creare degli spazi e percorsi didattici di recupero in presenza, prima di settembre, per questa enorme fetta di minorenni che pagava un prezzo enorme ieri e rischia di pagare un prezzo più alto oggi a causa della pandemia. Un monitoraggio del ministero dell’Istruzione parla di 42 mila studenti non raggiunti dalla didattica a distanza. Iniziamo da questa piccola comunità, è essenziale come dare il pane alle famiglie che non hanno i soldi per mangiare.

Quando pensate che potrebbero tornare?

Il 4 maggio 4,4 milioni di cittadini in più sono usciti dalle proprie abitazioni: ciò aumenta i contatti sociali tra individui e tutto questo va monitorato per evitare che il nostro sistema sanitario collassi sotto il peso di nuovi contagiati, anche dopo aver aumentato i posti in terapia intensiva da 5.343 a 8.370 e i posti dei reparti di pneumologia e malattie infettive da 6.525 a 26.169.  Se gli italiani continuano con il loro comportamento responsabile, il 18 maggio si definiranno nuove aperture e altri cittadini potranno muoversi da casa per motivazioni aggiuntive e sarà quello il momento in cui c’è da garantire ai bambini e i ragazzi, che in questo momento non stanno partecipando ad alcuna attività didattica, di incontrare in presenza i loro docenti, di incontrare psicologi, pedagogisti e assistenti sociali per avviare percorsi di relazione e di supporto educativo, emozionale e culturale.

Onorevole, quindi secondo lei li potrebbero accogliere anche i docenti della loro classe?

Ritrovare il rapporto relazionale con i docenti sarebbe un ottimo passo; spesso i docenti restano dei punti di riferimento per bambini e ragazzi. È chiaro che tutto debba avvenire in sicurezza, con tutte le protezioni possibili, per piccolissimi gruppi e in spazi ampi e adeguati, garantendo la giusta continuità educativa che eviti una mobilità eccessiva di minori e genitori in una fase in cui si convive con la pandemia. I docenti non possono essere soli nell’affrontare questo compito e c’è bisogno di costituire un team educativo dell’emergenza con altre professionalità.

Quale modello organizzativo pensa che si adotterà per riprendere a settembre in tutte le scuole? 

Lavoriamo in Parlamento per un graduale ritorno alla presenza a scuola con un numero ridotto di studenti per aula, con un grande piano di investimenti e di riorganizzazione che cancelli le classi pollaio. Su questo abbiamo presentato una modifica al decreto scuola con la deputata Vittoria Casa e la senatrice Vanin, che speriamo il Parlamento approvi al più presto. Sarà necessario un cambio di organizzazione, ad esempio, sugli orari e sugli spazi. Intanto il Parlamento si è già espresso con un voto unanime di tutti i gruppi per coinvolgere musei, siti e parchi archeologici, biblioteche e centri culturali in attività strutturali con gli studenti. La creatività, l’arte, la musica e la cultura diventeranno nuovi protagonisti nella vita degli studenti nei prossimi mesi di convivenza con il coronavirus.

Non pensa che ci saranno rischi per la salute?

La scuola può educare ad una società che cambia senza esporre a rischio la salute dei bambini, delle famiglie e degli operatori scolastici, costruendo educazione in nuovi spazi. Dobbiamo arrivare pronti con un nuovo modello organizzativo a settembre coinvolgendo genitori e docenti e con soluzioni differenziate in funzione delle peculiarità delle singole scuole, affrontando tutti i problemi strutturali di questi cambiamenti. Sono i docenti che dovranno essere protagonisti di queste trasformazioni perchè sono loro che conoscono la scuola, gli studenti e il territorio.

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