Abbiamo intervistato l’On. Luigi Gallo del Movimento 5 Stelle, chiedendogli quali saranno le politiche scolastiche del M5S in caso di responsabilità di Governo.
Sui social gli esponenti del PD che hanno contribuito ad approvare la legge 107/2015 vi attaccano sostenendo la vostra incapacità a governare città come Roma. Come risponde a certi attacchi e che giudizio dà, a due anni dalla sua approvazione, della legge denominata Buona Scuola?
Sono attacchi strumentali di un partito incapace di governare che ha visto bocciare le sue riforme dalla Corte costituzionale, dal consiglio di stato, dal TAR e dal popolo italiano. Chi sono gli incapaci? La realtà è che c’è un effetto contagio, gli esempi virtuosi di Roma, Pomezia, Marino, Nettuno, Civitavecchia, tutte città governate dal M5S, continuano a contagiare altri comuni della città metropolitana di Roma e infatti anche in questa tornata elettorale delle amministrative altri comuni, come Ardea e Guidonia, hanno scelto Roma. Il 78% di cittadini della provincia di Roma è governato da Sindaci del M5S e il 56% dei cittadini laziali. Quindi i cittadini apprezzano il nostro lavoro e possiamo fare di più perché a Roma siamo lì solo da un anno. Per quanto riguarda la Buona Scuola possiamo parlare di un’altra riforma violenta che si è abbattuta sulla scuola potenziando modelli aziendali che non si sposano con nessuna ricerca della scienza cognitiva e della ricerca sulla didattica. Sono stati due anni dove l’ennesima riforma della scuola ha portato solo frustrazione ed esasperato l’individualismo. La scuola del padre padrone è un modello ottocentesco che nemmeno più le aziende moderne utilizzano più. Penso a google ( i fondatori hanno fatto una scuola montessoriana) , tra le multinazionali più potenti al mondo che ha sostituito sul posto di lavoro la competizione con la collaborazione, la coercizione con la valorizzazione, modificando spazi e tempi aziendali. Bisogna agire su tempi, spazi e modalità anche nella scuola.
Naufragata la possibile intesa su una legge elettorale condivisa, sembra che le elezioni si svolgano nella primavera 2018. Se doveste vincerle, quali sarebbero i punti principali sulla politica scolastica che attuerebbe il Movimento 5 Stelle?
Al Governo il M5S vuole cancellare subito i capisaldi della Buona Scuola che sono nella chiamata diretta e il bonus del merito assegnato ai docenti dal dirigente scolastico e il bonus individuale per la formazione. Queste risorse saranno impiegate per retribuire le ore di formazione dei docenti, che dovrà essere obbligatoria e continuativa, con una stretta sugli enti formatori accreditati che dovranno rispondere a criteri di qualità e professionalità. Abbiamo 600 scuole che hanno aderito al manifesto di Avanguardie Educative dell’Indire che ricordiamo è un ente di ricerca pubblico sulla didattica. Partendo da questa base e valorizzando queste esperienze possiamo innovare tutto il sistema scolastico in 5 anni. O accettiamo le sfide del futuro e di una società che cambia e diamo risorse ed innovazione nella scuola, innovando gli spazi scolastici interni, innovando la scuola con strumenti digitali che abbiano precise finalità didattiche o diventeremo ancora di più la periferia del mondo. La scuola deve essere agganciata alla ricerca come non lo è stata finora. La maggior parte degli alunni delle nostre scuole si ritrova chiusi in classe dalle 5 alle 8 ore con le gambe bloccate tra i banchi e la cattedra, reclusi tra 4 mura insieme ai docenti. Puntiamo ad una scuola che esca nel territorio e intrecci le esperienze e le attività concrete in città con le discipline curriculari. Nel libro che ho scritto con il pedagogista dell’Università di Milano Bicocca chiamo tutto questo Educazione Diffusa.
Se doveste andare al governo, come pensate di relazionarvi con i sindacati più rappresentativi della scuola per affrontare al meglio un percorso di vera riforma scolastica?
La scuola ha circa 7 milioni di studenti, 1 milione di addetti tra docenti, personale e dirigenti, 14 milioni di genitori che come satelliti ruotano intorno alla scuola senza mai essere coinvolti realmente. Tutti gli attori della scuola devono essere ascoltati e coinvolti. È il nostro metodo da sempre. Le riforme calate dall’alto non funzionano. Bisogna prendere le esperienze virtuose nate dal basso e diffonderle a tutto il sistema d’istruzione scolastico. I sindacati devono essere coinvolti come tutti gli attori della scuola compreso quelle associazioni di categoria che sono impegnati nella formazione e l’innovazione, compreso le associazioni di genitori e quelle degli studenti.
Il Contratto degli insegnanti è fermo da oltre otto anni e il governo attuale pensa di potere dare un aumento medio in tre anni di 85 euro lordi. Cosa pensa al riguardo e quali proposte avrebbe per trovare i fondi per aumentare tale cifra?
La cifra indicata dal governo non rende giustizia a quello che sarebbe dovuto agli insegnanti. E’ un inizio ma la cifra va progressivamente aumentata. Le risorse possono essere individuate dall’abolizione di alcuni incentivi fiscali di cui vive oggi il sistema bancario. Ne va della qualità della formazione e quindi dei futuri cittadini che mettiamo al mondo. È dal 1975 che ricercatori di tutto il mondo, di varie università, di vari ambiti disciplinari dicono la stessa identica cosa: il premio in denaro, come la carota per il coniglio, non serve a rendere più efficace i lavoratori cognitivi, quelli che lavorano con l’intelletto, con le idee, che devono essere creativi come i docenti. Le ricerche dicono che in lavori come quelli del docente si riesce a dare il massimo in ambienti lavorativi che generano benessere e sicurezza a partire da uno stipendio dignitoso, che solleva da preoccupazioni economiche chi lavora con le menti dei nostri bambini e ragazzi.
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