“Sono poche e sempre di meno le ragazze che scelgono all’università le discipline dure come fisica, ingegneria e matematica, e tra queste ancora meno le donne che, rispetto agli uomini scelgono la carriera scientifica, pochissime poi le ricercatrici che, a differenza dei loro colleghi maschi occupano posti di prestigio e di responsabilità negli enti di ricerca”. Non è il solito grido l’allarme quello lanciato dal Cnr per arginare un fenomeno ormai di carattere europeo: per arginare il gap tra uomo e donna nella scienza e nelle carriere legate alla ricerca scientifica, il Consiglio nazionale delle ricerche ha infatti messo a disposizione della direzione Ricerca della Commissione Europea uno dei suoi dirigenti più esperti. Si chiama Rossella Palomba, dirigente dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali e ricoprirà il ruolo di ambasciatrice per le Pari Opportunità nella Scienza. L’Italia e la Germania, infatti, sono stati decretati come i paesi in prima linea per combattere questa disuguaglianza.
Spetterà alla Palomba cercare di invertire una tendenza sempre più impari: nell’ambito della ricerca, secondo un recente studio, realizzato proprio dal Cnr, le ricercatrici italiane costituiscono il 44,3% e le docenti con il profilo di ‘associato’ il 31,4%; negli enti pubblici di ricerca sono pari al 38,4%; mentre nelle imprese costituiscono il 18,9% del totale. L’ ambasciatrice per le Pari Opportunità nella Scienza è stata nominata il 12 dicembre a Roma, presso la sede del Cnr, durante la presentazione del progetto Diva per valorizzare le donne nella ricerca. All’incontro, inoltre, sono intervenute Bianca Falcidieno (dell’Imati del Cnr), Silvana Vallerga (Iamc del Cnr) e Manuela Arata (presidente Festival della scienza di Genova).Obiettivo dell’iniziativa, spiega il Consiglio Nazionale delle Ricerche, è “di aumentare la visibilità del tema donne e scienza, di offrire modelli di riferimento alle ragazze che devono scegliere un corso di studi per incoraggiarle a prendere una Facoltà scientifica”. L’iniziativa serve anche a “rendere le donne ricercatrici consapevoli dell’esistenza delle discriminazioni di genere nel mondo scientifico, di sensibilizzare i manager accademici e i politici della necessità di porre fine allo spreco di intelligenze femminili, che sono poco valorizzate in un sistema non meritocratico”.
Il progetto Diva “prevede un’azione integrata sul territorio che riguarderà, in una stessa città, la sensibilizzazione di studentesse di scuole superiori, di ricercatrici che operano nel mondo accademico e in organizzazioni scientifiche, di amministratori locali”. La scelta è piovuta sui grandi centri metropolitani perché più sensibili ad attivare sinergie fra mondo scientifico, produttivo, accademico ed educativo. Le città in cui l’ambasciatrice realizzerà gli incontri sono Roma, Torino, Milano, Venezia, Padova, Lucca, Napoli, Bari, Catania e Sassari, oltre che al Festival della scienza di Genova del prossimo anno. Per le università e i centri di ricerca si prevede l’organizzazione di gruppi di discussione per fare emergere le problematiche che le ricercatrici devono superare per fare carriera e per partecipare al governo dell’attività scientifica e identificare le azioni correttive. Per le scuole, invece, sono previsti interventi di sensibilizzazione e orientamento per incoraggiare le studentesse a intraprendere una carriera scientifica, anche con l’utilizzo di audiovisivi. A questo scopo e’ stato prodotto un video in cui si raccontano le esperienze di quattro scienziate di successo, tra cui la vulcanologa Francesca Bianco, la matematica Bianca Falcidieno, l’astrofisica Margherita Hack, e la primatologa Elisabetta Visalberghi. Il video Diva- L’altra voce della scienza è stato realizzato dalla Bizef srl con la regia di Stefania Casini. Durante gli incontri è prevista anche la presenza di almeno 400 studentesse della scuola media superiore, 300 ricercatrici e 100 manager e amministratori locali, esponenti di partiti politici e parlamentari. Il Comitato scientifico del progetto è tenuto da Sara Cabibbo dell’Università di Roma 3, Sylvie Coyaud giornalista scientifica di Radio 24 e Silvana Vallerga dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr.