Scuole sempre più in affanno e in difficoltà con scadenze e incombenze che si aggiungono di giorno in giorno.
D’altronde la legge, ormai, non fa distinzione fra una modesta direzione didattica di provincia e un Comune di una grande città: le norme relative alla privacy o alla sicurezza, per esempio, riguardano indistintamente tutti.
Fra le ultime in ordine di arrivo c’è la legge 190 del 2012 detta “anticorruzione” che impone obblighi complessi e sanzioni pesanti in caso di inadempienza.
Anche se c’è chi, come l’ANP, argomenta che la legge non è applicabile alle scuole senza gli opportuni adattamenti. Già un anno fa (febbraio 2013) il sindacato di Rembado aveva scritto al Miur per spiegare i motivi per cui la legge così come è scritta non può essere applicata alle istituzioni scolastiche; il Miur aveva accolto la tesi dell’ANP e aveva scritto al Dipartimento della Funzione Pubblica per avere i chiarimenti del caso.
Chiarimenti che, manco a dirlo, non sono mai pervenuti. E così, nelle scuole si naviga a vista anche se sembra scontato che alcune procedure debbano essere adottate anche dalle segreterie delle istituzioni scolastiche.
Entro il 31 gennaio, per esempio, tutte le scuole dovranno mettere on line nel proprio sito internet i dati relativi ai contratti stipulati.
Ma non basta: i dati devono essere pubblicati utilizzando soluzioni tecniche che consentano a coloro che accedono al sito di scaricare agevolmente i dati. In altre parole non basta pubblicare i contratti in formato pdf ma è necessario allestire una apposita piattaforma che faciliti l’accesso agli atti.
Il comma 32 dell’articolo 1 della legge in questione chiarisce infatti che le pubbliche amministrazioni (anzi per essere precisi le “stazioni appaltanti”) sono tenute a pubblicare nei propri siti web istituzionali i seguenti dati: struttura proponente, oggetto del bando, elenco degli operatori invitati a presentare offerte, aggiudicatario, importo di aggiudicazione, tempi di completamento dell’opera, servizio o fornitura, importo delle somme liquidate.
Ma il vero nodo scorsoio è un altro: “Entro il 31 gennaio di ogni anno, tali informazioni, relativamente all’anno precedente, sono pubblicate in tabelle riassuntive rese liberamente scaricabili in un formato digitale standard aperto che consenta di analizzare e rielaborare, anche a fini statistici, i dati informatici”.
Insomma, un ulteriore impegno (qualcuno parla ormai di ulteriore “molestia burocratica”) a cui le scuole devono sottostare.
Le già modeste risorse di cui le scuole sono dotate anziché servire per migliorare la didattica dovranno dunque essere utilizzate per adempimenti di dubbia utilità pratica.
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