In Italia, la gavetta che deve fare un docente è così lunga che entrare in ruolo prima dei 30 anni è un’impresa praticamente impossibile.
Così ha commentato Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, nel corso della trasmissione “L’angolo del direttore” andata in onda il 27 marzo su Radio Cusano Campus, la notizia dell’Aran sull’età anagrafica dei pubblici dipendenti, con appena il 2,7% di lavoratori under 30 nella PA e solo un docente giovane su 500 alle superiori.
“Il fenomeno è tipicamente italiano e la situazione – ha detto Giuliani – tenderà a peggiorare”. Perché nel 2016 è stato impedito ai neo-laureati di partecipare all’ultimo concorso a cattedra, perché privi di abilitazione: è vero che lo prevede la legge, ma sino al precedente concorso questa norma era stata derogata. E si poteva soprassedere anche in questa occasione. Perché questo non aiuta ad alzare la media”.
Perché sappiamo bene che i corsi abilitanti non sono così frequenti. E quando “escono” sono pure a numero chiuso. Nell’attesa, gli anni passano uno, due, tre anni. “Se pensiamo che l’altra metà dei docenti vengono assunti dalle graduatorie ad esaurimento, dove si sta in media in attesa almeno cinque o dieci anni, sempre dopo aver fatto una lunga trafila, viene da sé che l’età media dei nostri docenti di ruolo ormai supera i 50 anni”.
“Contemporaneamente – ha continuato Giuliani – stiamo assistendo all’elevazione progressiva dell’età pensionabile. Anche in questo caso, i numeri sono destinati a crescere. Perché adesso stiamo attorno ai 55 anni. Ma gli insegnanti per avere un assegno di quiescenza decente, elevato di qualche centinaio di euro, attendono sempre più tempo prima di lasciare il servizio. E chi vuole, quasi sempre ormai è bloccato. Tra un paio d’anni donne e uomini, a regime riforma, lasceranno ad oltre 67 anni e mezzo. Oppure con quasi 43 anni di contributi versati. Ecco perchè il turn over diventa sempre più faticoso”.
“All’estero la situazione non è questa: gli ultimi dati Eurostat ci dicono che in Gran Bretagna i docenti della secondaria tra i 25 ed i 29 anni sono il 14,4%. Mentre nel nostro Paese sono meno dello 0,2 per cento, uno ogni cinquecento. È chiaro – ha concluso il direttore della Tecnica della Scuola – che c’è qualcosa nel sistema organizzativo, di reclutamento e pensionistico del nostro sistema scolastico che non va”.
Durante la trasmissione sulla scuola del 27 marzo andata in onda su Radio Cusano, si è parlato anche di turn over dei docenti sempre più ridotto, del calendario scolastico dell’anno in corso, dei docenti sempre meno considerati livello sociale e ora anche al centro di persecuzioni o atti violenti (“la figura dell’insegnante sta retrocedendo, è quasi sempre lui considerato quello che sbaglia nel rapporto con la classe, mentre fino a qualche anno fa era considerato una sorta di sancta sanctorum”), delle modifiche al decreto legislativo della Buona Scuola riguardante della riforma del sostegno, con più ombre che luci (“sempre più critiche stanno confluendo sul testo sinora approvato”).
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