Per Andrea Gavosto, il presidente della fondazione Agnelli, la Dad in Italia ha assunto il tono degli stadi: chi apprezza e chi denigra, ma senza dati concreti in mano.
In un intervento sul Sole 24 Ore, Gavosto, che si pone come arbitro in questa nuova contesa fra fazioni, precisa pure che “la Dad è stata e può essere ancora necessaria nel dramma della pandemia; inoltre, è uno strumento, in prospettiva, da valorizzare. Non può, però, da sola impedire l’impressionante calo degli apprendimenti patito dagli studenti con la scuola a singhiozzo”.
A questo scopo porta “le ricerche in paesi come Stati Uniti, Francia e, soprattutto, Paesi Bassi”, dove, dal confronto fra il prima del lockdown e il dopo, le competenze linguistiche e matematiche degli alunni “non hanno compiuto alcun progresso durante il lockdown”, mentre i ragazzi “provenienti da ambienti familiari svantaggiati le cose sono andate decisamente peggio”.
E se questi raffronti consentono di aggiustare il tiro della didattica, in Italia, continua Gavosto, “non conosciamo l’entità della perdita cognitiva dei nostri studenti e, soprattutto, non sappiamo dove intervenire prioritariamente”, a causa della soppressione delle prove Invalsi” nonostante “sarebbe stato essenziale per programmare l’attività didattica”.
Ma non solo, si èpure appreso che potrebbero essere del tutto abolite, che sarebbe “una iattura. Il governo così rischia di privarsi dell’unica risorsa a sua disposizione per capire che cosa sia successo durante i mesi della pandemia, di quanto gli studenti siano rimasti indietro, di come sia stata utilizzata la didattica a distanza e quanto abbia funzionato, ma soprattutto di come sia possibile recuperare con azioni mirate nei prossimi mesi le lacune degli studenti, soprattutto di quelli più fragili. Senza tutto quel che serve al recupero, la perdita di apprendimenti rischia di avere strascichi perenni su questa generazione, che incontrerà più difficoltà delle precedenti nel continuare gli studi con successo ed entrare nel mondo del lavoro.
Certo, acquisire le informazioni per preparare al meglio gli interventi richiede una strategia di lungo periodo e la capacità di sfidare la resistenza delle componenti più corporative della scuola. È più facile – ma assai più dannoso – limitarsi a compiacere i tifosi”.
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