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Gavosto: la mobilità sociale si aiuta orientando meglio gli studenti

“Il grado di mobilità sociale è  una misura sostanziale dell’efficacia e della giustizia di una società”: a scriverlo sul Sole 24 Ore, il presidente della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto. 

Ma aggiunge pure: “Quello a cui nessun sistema – neanche quello più “mercatista” – può però rinunciare è la mobilità sociale fra generazioni e a come favorirla”, anche perché sarebbe “profondamente ingiusto impedire di realizzare le proprie ambizioni a chi ha, sia un elevato potenziale sia la voglia di impegnarsi, solo perché proviene da un ambiente svantaggiato”.

Oggi per un bambino che provenga dal 10% più povero occorrono quattro-cinque generazioni, ovvero 100 anni, per portarsi sui redditi medi del proprio paese. Un tempo infinito e un colossale sperpero di talenti.

“Fra i fattori che determinano una maggiore o minore velocità nel salire i gradini della scala sociale, precisa Gavosto,  conta soprattutto l’istruzione”, e questo ascensore sociale si è rotto “in due snodi critici: la scelta dell’indirizzo di scuola superiore e quello dell’università. Il primo rappresenta un vero e proprio ostacolo alla mobilità sociale: un terzo di chi frequenta i licei proviene da famiglie di laureati, a fronte di uno su cinque da famiglie con al massimo la licenza media. All’estremo opposto, uno su due fra gli studenti degli istituti professionali viene da un background di minor istruzione”. 

Occorre dunque, scrive Gavosto sulle pagine del Sole 24 Ore, superare questo blocco e per farlo la scuola deve impegnarsi molto di più a orientare le scelte scolastiche successive alla licenza media, “sulla base delle attitudini e non dell’origine sociale, come purtroppo avviene spesso”.

Lo stesso deve accadere per l’accesso all’università: “Il vero rischio è che i ragazzi che vengono da ambienti svantaggiati abbiano minori capacità di orientarsi verso corsi di laurea “forti”, come quelli scientifici, che garantiscono una maggiore occupazione. Inoltre, sappiamo che i figli dei laureati frequentano più spesso lauree magistrali, master, dottorati, che aiutano a promuovere il proprio ruolo lavorativo e sociale: solo il 17% dei figli di non laureati giunge infatti alla laurea magistrale contro il 49% dei figli dei laureati. Anche in questo caso, un efficace orientamento al termine delle superiori è la strada più sicura per aumentare la mobilità sociale”.

Pasquale Almirante

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