Home Estero Gaza, attacco ad una scuola: 25 morti tra studenti e docenti

Gaza, attacco ad una scuola: 25 morti tra studenti e docenti

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Le operazioni militari in corso nella Striscia di Gaza, divenuta oramai una prigione inabitabile a cielo aperto, preoccupano gli osservatori internazionali circa la complessa situazione umanitaria generatasi nonché le basi minate del diritto allo studio nella regione per la minoranza palestinese la quale, per via dell’assenza di edifici ove attendere lezioni e mancanza di personale docente disponibile ad erogare attività didattica specie per motivi legati all’incolumità personale. Gli attacchi nei confronti degli edifici civili – menzionati da testate internazionali e da relativi osservatori – portano ad una generale situazione di insicurezza per docenti, studenti e personale scolastico ed alla sospensione relativa delle lezioni in quanto queste costituiscono spesso un istante di comunità altamente rischioso.

Le numerose scuole colpite dalle movimentazioni militari nell’area costituiscono la testimonianza cruciale di un attacco efferato all’educazione senza la relativa sostituzione delle stesse in termini di offerta didattica: la dispersione scolastica, che mai nella Striscia di Gaza ha toccato i livelli attuali (oltre il 62 %), preoccupa le autorità internazionali (UNESCO, ONU) le quali richiedono una fattiva e concreta cessazione delle ostilità per la conseguente riapertura dei corridoi umanitari.

Vittime e violenza: attacco all’educazione. Scuole come rifugio

Almeno 25 persone sono state uccise negli attacchi israeliani contro una scuola della città di Gaza, ha dichiarato il direttore dell’ospedale Al-Shifa dove sono trasferite le vittime. “Abbiamo ricevuto 25 martiri dalla scuola Al-Buraq dopo che attacchi missilistici e di artiglieria hanno preso di mira la scuola questa mattina”, ha reso noto venerdì ad Al Jazeera il direttore Mohammad Abu Salmiya del più grande complesso ospedaliero di Gaza. Mentre l’agenzia di stampa Reuters ha riferito che il direttore avrebbe affermato che sarebbero stati uccisi almeno 20 palestinesi, l’agenzia di stampa AFP ha stimato il numero di circa 50 persone.

Le riprese video condivise sui social media hanno mostrato dozzine di corpi sparsi nella scuola nel quartiere di Al-Nasr all’indomani dell’attacco. Le persone le cui case erano state distrutte si erano rifugiate nella scuola. L’esercito israeliano ha intensificato i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, colpendo ripetutamente scuole, moschee e ospedali. La settimana scorsa, un missile aereo israeliano ha colpito la scuola Al-Fakhoora gestita dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) nel campo profughi di Jabalia, uccidendo almeno 15 persone e ferendone 54, secondo il Ministero della Salute di Gaza. Migliaia di persone sfollate a causa degli incessanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza si erano rifugiate nella scuola Al-Fakhoora.

Dinamica dell’attacco ed impatto

L’attacco è avvenuto poche ore dopo un’aggressione mortale alla scuola Osama bin Zaid che ospitava famiglie sfollate nell’area di Al-Saftawi a nord di Gaza City, uccidendo almeno 20 persone, secondo i media locali. Almeno 11.078 palestinesi sono stati assassinati negli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre, di cui 4.506 bambini. In Israele, il bilancio delle vittime ammonta a oltre 1.400.

Secondo i funzionari, gli attacchi israeliani hanno danneggiato più del 50% delle unità abitative in tutta Gaza. L’ufficio umanitario delle Nazioni Unite ha affermato in un comunicato che se c’è un “inferno sulla Terra, è nel nord di Gaza”. La popolazione civile cerca rifugio all’interno di edifici pubblici – quali sedi di enti locali, scuole ed ospedali – che non potrebbero essere oggetti di attacco da parte delle forze militari belligeranti secondo gli accordi internazionali sulla materia bellica (la cosiddetta “Arte della Guerra” – mero riferimento all’intramontabile opera di Sun Tzu). L’attacco ha provocato una reazione negativa da parte della comunità, la quale non riesce a trovare luoghi sicuri ove attendere la cessazione delle ostilità.