Le ditte anglosassoni incaricate di fornire i pasti alle scuole sono chiamate a ridurre le spese, ma per tagliare i costi riducono sempre più le porzioni. A denunciarlo, il 3 aprile, sono stati alcuni media britannici, che hanno rilanciato un’indagine condotta dall’Associazione di insegnanti e docenti (Atl), dalla quale è emerso che sebbene il costo dei pasti scolastici sia in aumento – le famiglie pagheranno quasi 100 sterline in più, rispetto all’anno scolastico 2010/2011 – le porzioni vengono ormai sempre più ridotte. In modo da ridurre le spese, in continua crescita. Ma con la conseguenza di lasciare sempre più spesso “gli alunni affamati”.
Sempre in base a quanto emerso dallo studio dell’associazione, la situazione sarebbe particolarmente allarmante. E ciò malgrado anche non solo le maggiori tasse pagate dalle famiglie, ma anche il crescente numero di alunni che consuma a scuola l’unico pasto caldo della propria giornata.
Inoltre, secondo i dati delle autorità scolastiche, il numero dei bambini che hanno i requisiti per chiedere i pasti gratuiti a scuola è passato da 1.012.000 del 2009/10 a 1.055.000 del 2010/11.
“Non sorprende quindi che, nell’attuale situazione economica, c’è stato un aumento della richiesta di pasti gratuiti – ha detto il segretario generale di Atl – per alcuni bambini potrebbe essere l’unico pasto caldo della loro giornata”. Alimentarsi nelle scuole d’Oltremanica, insomma, sembrerebbe sia diventato davvero complicato. Le uniche a guadagnarsi sembrano così le ditte produttrici di pasti: che con questo andare si assicurano così nuovi contratti.