Sembra destinato costituirsi nel Veneto il nuovo volto della scuola italiana: dopo le parole avvelenate pronunciate nei giorni scorsi a Padova dal Ministro delle Riforme, Umberto Bossi, contro l’eccessiva presenza nelle scuole del Settentrione di docenti del Sud, rei di essere a digiuno di conoscenze “nordiste”, stavolta è stato il responsabile dell’Istruzione a rilasciare importanti dichiarazioni dal palco del PalaLexus di Cortina d’Ampezzo: dal noto centro vacanziero della provincia di Belluno, il Ministro Gelmini ha prima ribadito la necessità di migliorare le competenze dei nostri studenti, scivolati agli ultimi posti dell’area Ocse, e poi annunciato che intende anche incrementare il numero di ore dei docenti. “Aumenteremo le ore degli insegnanti”, ha spiegato Gelmini durante un dibattito pubblico svolto il 22 agosto.
Nessun riferimento, però, è stato fatto dal Ministro su quante ore andrebbero aumentate e soprattutto a quale tipo di insegnanti visto che vi è ad oggi una bella differenza, ad esempio, tra il servizio settimanale svolto da uno docente di scuola primaria (24 ore) ed uno di secondaria (che si ferma a 18). La sottolineatura di Gelmini sul fatto che è giunta l’ora di dare ai docenti “gli strumenti per svolgere il proprio ruolo e un riconoscimento sociale” non chiarisce poi se l’aumento di ore sia generalizzato (quindi obbligatorio per tutti) oppure riservato ai più meritevoli (che in tal modo si ritroverebbero in cambio più soldi in busta paga).
A Cortina il Ministro si è poi per la prima volta voluto soffermare sui docenti del Sud: ha detto che in alcune scuole sono effettivamente meno preparati che per loro sarebbero allo studio dei corsi intensivi. “La scuola deve alzare la propria qualità abbassata dalle scuole del Sud”, ha sottolineato il responsabile dell’istruzione specificando quindi che “in Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti”.
Un concetto che in qualche modo supporta quello del ministro Uberto Bossi che qualche settimana fa a Padova si era lamentato per l’eccessiva presenza di docenti del meridione (non a conoscenza della cultura Settentrionale locale) nelle scuole del Nord.
Difficile capire le modalità con cui i tecnici dell’istruzione possano “scovare” i docenti meridionali meno preparati. Come altrettanto difficile sarà determinare quali sono gli istituti che più concorrono a determinare la riduzione del livello medio complessivo della scuola italiana.
A poche ore di distanza dal dibattito di Cortina il Ministro ha però tenuto a precisare di non aver mai non aver “mai detto che gli insegnanti del Sud abbassano la qualità della scuola italiana”. La stessa Gelmini ha anche specificato “che esistono bravi professori sia al Nord che al Sud, ma il Sud ha oggi un deficit strutturale e di progettualità che non è certo imputabile al corpo docente. In occasione di un incontro a Cortina d’Ampezzo, mi sono limitata a segnalare che la scuola nelle regioni meridionali è colpita da una grave crisi. Sfido chiunque a sostenere il contrario. Non si può far finta di nulla, non si può non porre il problema quando tutte le classifiche nazionali e internazionali (Ocse Pisa) segnalano questa grave arretratezza”. “L’impegno del Ministero – ha continuato il responsabile del Miur – è colmare il gap esistente tra scuole del Nord e scuole del Sud con più formazione e aiuti sia per i docenti che per gli studenti. L’Unione Europea mette a disposizione delle regioni del Sud dei fondi che io desidero investire nella scuola, destinandoli sia ai professori che agli studenti per elevare la qualità della didattica.”
E’ un dato di fatto, comunque, che alcuni rappresentanti del Governo si stiano impegnando per trovare dei freni all’eccessiva presenza di docenti con radici meridionali nel Nord Italia. In questa direzione si è mosso anche il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Cota, che dopo aver ricordato la necessità di mantenere per l’intero ciclo scolastico i libri di testo ha voluto ricordare le priorità della scuola del futuro: “servono concorsi completamente regionalizzati, così la finiamo con la migrazione del personale da Sud a Nord. E in questo modo ci sarà anche un personale che conoscerà meglio la realtà del territorio”, ha concluso Cota.