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Gelmini dice sì alle telecamere anti-bullo nelle scuole

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Installare delle telecamere dentro e fuori le scuole per controllare gli studenti e scoraggiarli nell’intraprendere i sempre più frequenti atti di bullismo: l’idea espressa della preside del liceo romano Aristotele, dove nei giorni scorsi un litigio davanti il cancello dell’istituto è degenerato nell’accoltellamento di uno studente, viene avallata anche dal responsabile dell’Istruzione italiana, il Ministro Mariastella Gelmini. In un’intervista ad un quotidiano nazionale, pubblicata il 18 gennaio, il Ministro sostiene che quello del liceo capitolino è “un caso limite, ma episodi del genere, sia pure meno terribili, ci impongono di impegnarci di più nel campo della disciplina”.
Secondo Gelmini l’ipotizzata installazione di telecamere a scuola “vanno benissimo come deterrente”. Anche se “non sono la soluzione. Occorre prima – ha detto il responsabile del Miur – educare e poi vigilare”. Al tal fine “serve un progetto educativo per battere il bullismo. C’è un lavoro di fondo da fare e al quale invito insegnanti e presidi a dedicarsi con grandissimo impegno. E cioè la valutazione attenta dei comportamenti dei ragazzi”.
Per il primo inquilino del Ministero di viale Trastevere non possono essere più tollerati comportamenti oltre le righe: ed “il ripristino del voto in condotta” che “va proprio in questa direzione“. Ma la stessa Gelmini è consapevole che la norma del 5 in condotta, che già dall’anno scolastico in corso corrisponde ad automatica bocciatura, non può bastare a risolvere il problema di un bullismo sempre più presente nei nostri istituti. Oltre che sempre più influente nell’educazione dei nostri giovani.
Per questo serve anche il coinvolgimento di tutte le parti in causa. Pur non citandole vengono coinvolte famiglie ed istituzioni extra-scolastiche. Il fine è quello di realizzare “una consapevolezza naturale, da parte di tutti”. Con queste parole, il Ministro non sembra però nemmeno intenzionato a sottrarre le responsabilità del comparto da lui guidato, perché “le regole della civile convivenza vanno trasmesse e fatte rispettare ai cittadini fin dagli anni della scuola. Che deve non solo insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto, ma deve anche – conclude Gelmini – essere attenta ai comportamenti”.
Sempre a proposito di interviste domenicali che riguardano più o meno da vicino la scuola, desta un certo interesse quella di un altro Ministro: quello dell’Economia, Giulio Tremonti. Il quale su un altro importante quotidiano nazionale difende la scelta intrapresa dal Governo di adottare i forti tagli previsti in Finanziaria. Secondo tale piano l’istruzione scolastica, è bene ricordarlo, dovrebbe fare economie per quasi 8 miliardi di euro.
‘La crisi c’è ed è grave’ – ha detto Tremonti –  l’Italia ha la forza nella sua struttura sociale e produttiva, estesa dalle famiglie alle imprese, e debolezza nei conti pubblici, con il terzo debito pubblico del mondo. Il Governo ha fatto la Finanziaria a luglio e l’ha stabilizzata su tre anni prima che arrivasse la crisi. Senza sarebbe stato un disastro”. Quello che però, secondo una grossa fetta del personale (soprattutto precario) ed i sindacati, potrebbe abbattersi sulla scuola dopo un triennio all’insegna di razionalizzazioni e dimensionamenti.