Categorie: Riforme

Gelmini difende i decreti e attacca la sinistra: artefice del precariato

Il Ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, non sembra dare speranze o concedere segnali di apertura verso le ragioni espresse dai contestatori ai suoi provvedimenti legislativi. Anzi, per il responsabile del dicastero di viale Trastevere le proteste di docenti, genitori e studenti delle ultime settimane vanno ribattute una per una e “girate” al vero responsabile dell’attuale situazione di disagio generalizzato: la sinistra. Il Ministro lo ha detto chiaramente il 20 ottobre davanti a 600 studenti e docenti riuniti nell’Istituto professionale parificato ‘In Presa’ di Carate Brianza: “La cosa che più mi ha indignata – ha detto Gelmini – è che la sinistra dopo aver creato il precariato perchè non ha mai quantificato l’organico della scuola oggi utilizza quei precari contro il Governo e li convince che sia colpa del Governo se oggi per loro non c’è più lavoro”. Una situazione, ha detto, che a suo parere è frutto del fatto che “qualcuno non ha avuto il coraggio di dire no: si è preferito bandire dei concorsi – ha continuato il Ministro – e oggi quelle graduatorie per essere esaurite avrebbero bisogno di dieci anni. Non mi sento di essere corresponsabile di questo sistema” che a suo parere ha reso il futuro dei giovani meno sicuro e la società più diseguale visto che i titoli di studio sono spesso “pezzi di carta non spendibili”.
Accolta da fischi e dal coro “bocciata” al suo arrivo all’istituto, Gelmini ha evitato la trentina di manifestanti, genitori, precari ed alunni che l’aspettavano fuori dall’entrata della scuola.
All’interno dell’istituto, nell’Aula magna, Gelmini ha invece ricevuto solo applausi di circa 600 studenti, genitori ed insegnanti della scuola, del liceo Don Gnocchi di Carate e di altre scuole di Monza e Desio.
Il Ministro ha detto di temere che l’opposizione utilizzi la scuola come un “terreno di scontro” per opporsi alle politiche del Governo: “a farne le spese sarebbe il Paese e non Berlusconi. Perchè creare un clima di allarmismo quando ci sono già tanti problemi? Portiamo la discussione sui contenuti e sul piano dell’onestà intellettuale”.
L’avvocato di Brescia ha spiegato anche che “molto riduttivo spostare il ragionamento” sulle tante novità introdotte nella scuola fossilizzandosi “solo sul tema delle risorse. E’ sbagliato relegare una discussione così importante – ha detto – a un fatto ragionieristico: sarebbe l’errore più grande”.
Sui contenuti dell’ultimo decreto legge sulla scuola, il 137 in via di approvazione definitiva al Senato, Gelmini ha detto che non si tratta tanto “di una grande riforma, ma dell’affermazione di alcuni principi importanti come la centralità della persona nella scuola che non è un numero e una scatola vuota da riempire”.
Incalzata da alcuni contestatori che dall’esterno dell’istituto parificato le urlavano di stare zitta, Gelmini ha ribattuto fermamente che “non sto zitta, ma procedo con grande rispetto anche per coloro che manifestano dissenso”. Il Ministro ha poi detto che preferirebbe un clima di confronto sui contenuti dei provvedimenti con toni meno aspri e più rispettosi: “Mi piacerebbe contribuire a stemperare i toni, continuo a adoperarmi per non alzarli. Bisogna togliere dal campo l’emotività ed entrare nel merito. A chi mi contesta voglio dire che sto lavorando anche per loro, mi assumo le mie responsabilità, ma non si può usare la protesta per allontanare la soluzione dei problemi che sono sul tavolo”.
Poi ha anche spiegato i motivi di tante uscite in pubblico: “in queste giornate in cui il clima politico è surriscaldato – ha detto – per me non è facile girare l’Italia e vedere le diverse realtà scolastiche, ma è uno sforzo che vale la pena, chiudermi nel ministero sarebbe l’errore più grande. Mi spiace – ha continuato – che una parte della sinistra abbia incanalato un certo disagio dei giovani contro il Governo senza fare proposte e creando allarmismo ingiustificato”. Gelmini ha detto che non è possibile accettare le tante “bugie” pronunciate “sul tempo pieno, gli insegnanti di sostegno e la presunta chiusura delle scuole di montagna e delle isole con pochi studenti”. Poi ha chiuso il suo intervento facendo un appello agli studenti affinchè diffondano i reali contenuti dei provvedimenti legislativi nella speranza che torni “presto un clima di serenità”.
E’ improbabile però che l’appello del Ministro venga accolto: dopo le contestazioni degli universitari stanno prendendo corpo anche quelle da parte degli studenti della scuola media superiore. Il clou della protesta sembra essere sempre più concentrato a Roma, dove alle iniziative adottate dai neonati coordinamenti di genitori e docenti, alle manifestazioni di fronte al Miur, ai sit-in sotto il Parlamento, si stanno sommando le tante assemblee studentesche di scuole superiori dove si stanno decidendo le forme di protesta da attuare. Non pochi gruppi studenteschi sembrerebbero già orientati ad attuare “mobilitazioni di forte visibilità” come l’occupazione.
“Riteniamo che stia iniziando in modo del tutto soddisfacente questa settimana di mobilitazione – ha detto Stefano Vitale, coordinatore dell’Unione degli studenti di Roma, il movimento che artefice anche della protesta nelle scuole superiori avviata il 20 ottobre – protestiamo contro l’approvazione del decreto Gelmini ora all’esame del senato e lanceremo proposte concrete contro lo smantellamento della scuola pubblica”.
Giovedì 23 entrerà in azione anche la Rete degli studenti che in diverse città minaccia di occupare “le entrate delle nostre scuole per sbarrare la strada alla riforma e ai tagli con tutta la nostra creatività e voglia di cambiamento”.
Sempre davanti gli istituti superiori sono previste assemblee e sit-in. Continua poi, senza soste, la contestazione di docenti e genitori dell’istituto primario Iqbal Masih, sita nel quartiere casilino: dopo l’ennesima Notte bianca il gruppo, costituitosi attorno al coordinamento ‘Non rubateci il futuro’ ha scritto anche al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il quale nei giorni scorsi aveva detto che “non bisogna dire solo di no e farsi prendere dalla paura”: il coordinamento ha scritto che “”dietro ogni no, signor Presidente, ci sono dei sì per migliorare la scuola e non per tornare al passato”.
Per i genitori e insegnanti romani “un positivo percorso di riforma” dovrebbe “misurarsi con le effettive situazioni di criticità, evitando di stravolgere le eccellenze del nostro sistema scolastico, quale la scuola primaria, come rilevato da tutte le comparazioni internazionali; coinvolgere tutti i soggetti protagonisti della scuola, compresi pedagogisti; interpellare le parti sociali; debba svilupparsi in ambito parlamentare attraverso il normale iter legislativo;suscitare dibattiti e non procedere con sondaggi televisivi: a Lei sembra che questo stia avvenendo?”, hanno chiesto a Napolitano genitori ed insegnanti delle scuole del quartiere Casilino di Roma.
Alessandro Giuliani

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