Soddisfazione per l’accordo della maggioranza della Camera alla fiducia del decreto sulla scuola e amarezza per il comportamento ostruzionistico al dl dell’opposizione e anche dei sindacati che hanno proclamato lo sciopero generale per il prossimo 30 ottobre: sono queste le reazioni a caldo del Ministro del Miur, Mariastella Gelmini, a seguito della decisione della Camera di approvare il decreto legge 137 (che ora passerà al Senato per l’ok definitivo) e dei sindacati di incrociare unitariamente le braccia.
Prima il Ministro ha detto che con i provvedimenti varati in questi ultimi mesi ci stiamo avviando verso “il cambio di un’epoca perché la scuola torna alla sua missione fondamentale che è quella di agenzia di formazione e non di ammortizzatore sociale”.
Difficile anche che il Senato metta mano al decreto sul maestro unico ed il voto di condotta: “Il Parlamento è sovrano – dice Gelmini – non entro nel merito. Di proposte dall’opposizione non ne ho viste, ho solo ascoltato bugie a ripetizione. La sinistra più che a fare proposte è impegnata a fare controinformazione che mi preoccupa relativamente perché spesso i fatti prevalgono sulla fantasia e sulle bugie”.
Difficile anche che il Senato metta mano al decreto sul maestro unico ed il voto di condotta: “Il Parlamento è sovrano – dice Gelmini – non entro nel merito. Di proposte dall’opposizione non ne ho viste, ho solo ascoltato bugie a ripetizione. La sinistra più che a fare proposte è impegnata a fare controinformazione che mi preoccupa relativamente perché spesso i fatti prevalgono sulla fantasia e sulle bugie”.
Altrettanto irritata è la reazione a chi le ricorda che il 30 ottobre tutte le principali sigle sindacali (in rappresentanza di oltre il 90 per cento dei lavoratori della scuola che hanno stipulato una delega) si asterranno dal lavoro e scenderanno in piazza a Roma. Nei giorni scorsi il responsabile dell’istruzione si era pubblicamente rivolto “ai sindacati più moderati perché prendessero le distanza dallo sciopero generale”. Gelmini ha dovuto tuttavia prendere atto che le cose sono andate diversamente: al momento solo l’Anp e i Cobas (che comunque il loro sciopero lo hanno indetto da giugno per il prossimo 17 ottobre) non hanno garantito la loro adesione alla mobilitazione di fine mese. Significativo che a poche ore di distanza dall’annuncio dello sciopero anche l’Unicobas, scesa in piazza solo una settimana fa, abbia aderito alla mobilitazione del 30: “la scuola unita – ha dichiarato il leader D’Errico – otterrà le dimissioni del ministro Gelmini“.
Di fronte a questa improvvisa unitarietà, che per il leader Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, “nella scuola non si riscontrava da decenni” e che per il coordinatore Gilda, Rino Di Meglio, porterà ad “una manifestazione storica”, il Ministro però si è limitato a dire che scendere in piazza in questo momento non serve: “non comprendo i motivi dello sciopero – ha dichiarato Gelmini – laddove servirebbe uno sforzo comune per migliorare la qualità della scuola non credo che scendere in piazza possa portare un vantaggio alle famiglie o agli insegnanti”, ha rilevato il responsabile del dicastero di viale Trastevere.
A chi le ha fatto rilevare che gli stipendi degli insegnanti sono bassi, Gelmini non ha però risposto in maniera piccata come aveva fatto il giorno prima il collega Brunetta (“1.300 euro sono comunque due milioni e mezzo di vecchie lire, oggi l´insegnamento è part-time e come tale è ben pagato“), ma ha spiegato come “servirebbe uno sforzo comune per la riforma del reclutamento e della carriera. Questo Paese – ha concluso il Ministro del Miur – ha un bisogno enorme di riforme. L’approvazione alla Camera del dl è un primo passo”.