Nessuno vuole privatizzare l’istruzione statale, dove la stragrande maggioranza degli insegnanti lavora ottimamente: alla vigilia di un mese fitto di scioperi e mobilitazioni contro l’operato del Governo e le parole del Premier sulla scuola pubblica, il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, getta acqua sul fuoco. Secondo il primo inquilino del Miur la “strumentalizzazione politica” cui si riferiva Berlusconi è colpa di alcuni “casi limitati, in cui in qualche modo vi è una visione un po’ parziale della storia e di alcuni insegnamenti”.
“Le parole del presidente del Consiglio sulla scuola pubblica – ha continuato – sono state fraintese e ne è nata una polemica strumentale”. Come pare “abbastanza strumentale il difendere la scuola pubblica a fronte di un mancato attacco. Le parole del Premier mi sembravano più la difesa di un principio contenuto nella nostra Costituzione, che è la libertà di scelta”.
Proprio sui docenti italiani, il Premier ha detto che la gran parte “lavora con merito: dobbiamo essere grati – ha sottolineato il ministro, rispondendo ai giornalisti a Firenze a margine di un convegno organizzato dalla Confartigianato – alla stragrande maggioranza degli insegnanti che davvero lavorano e svolgono un ruolo fondamentale per il Paese con stipendi anche molto bassi”.
Sulle manifestazioni dei prossimi giorni, in particolare quelle del 12 marzo organizzata dall’associazione Articolo 21, il Ministro crede che si tratti solo di un’occasione per “dividere il Paese anche su questo tema: la difesa della scuola pubblica sta a cuore a tutti “
Gelmini ha voluto anche rassicurare che “nessuno vuole privatizzare la scuola pubblica” perché “serve al Paese che però – ha aggiunto – non è né di destra né di sinistra. Nella scuola ci sono insegnanti che si dedicano con passione al loro mestiere e che godono di stipendi anche bassi e lavorano spesso in condizioni disagiate. Ma è un errore averla considerata come un ammortizzatore sociale”. Il Ministro ha quindi criticato “certa cultura del ’68 che ha avuto dei riverberi sulle nuove generazione sminuendo spesso il lavoro manuale”: una frase che, indirettamente, rappresenta l’ennesima promozione dell’apprendistato aperto già ai 15enni in difficoltà con gli studi.
A proposito dei mille posti in meno negli organici dei docenti della Toscana, di cui i sindacati si erano lamentati, come del resto a livello nazionale, Gelmini ha ricordato che la riduzione è stata fissata dal ‘decreto 112’: “un piano di razionalizzazione che la Cisl dovrebbe conoscere molto bene” e che risulta “indispensabile per liberare risorse sulla qualità”. Il responsabile del Miur ha anche specificato che l’amministrazione ha “bisogno di soldi sull’edilizia scolastica e sulla formazione”. Per poi ricordare che “non si licenzia nessuno”, riferendosi evidentemente solo al personale di ruolo.
Pronta la replica del sindacato, per il quale ha parlato il massimo rappresentane di comparto: il segretario generale Francesco Scrima. “La Cisl Scuola e tutte le sue strutture regionali – ha detto – conoscono molto bene che cosa hanno significato e significano i tagli agli organici decisi con la finanziaria del 2008: hanno reso più gravoso il lavoro nella scuola e hanno condizionato pesantemente anche la qualità dei processi di riforma. Negarlo vuol dire, questo sì, non vedere la realtà. Così come si nega l’evidenza quando si dice che i tagli non hanno fatto perdere il lavoro a nessuno: se così fosse, non si spiegherebbe perchè da due anni sono adottate misure, quelle cosiddette ‘salva precari’, che – ha concluso Scrima – sono state concordate ai ‘tavoli di confronto’ tra amministrazione e sindacati”.