“I tanti innocenti uccisi così muoiono due volte”: così il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha voluto sottolineare la mancanza di adeguata informazione e attenzione sulla Giornata del Ricordo dei martiri delle foibe e degli esuli istriani, giuliani e dalmati, che si celebra il 10 febbraio (si veda altro articolo pubblicato).
“Ancora oggi nella scuola italiana – ha sottolineato il responsabile del Miur – la tragedia delle foibe non viene adeguatamente affrontata e raccontata ai ragazzi. La memoria dei tanti italiani trucidati dalla violenza comunista non trova ancora il dovuto spazio. Una situazione non più tollerabile. Il 10 febbraio – ha continuato la Gelmini – è una data fondamentale per la memoria storica del popolo italiano. La Giornata del Ricordo non è soltanto un riconoscimento doveroso, arrivato con troppo ritardo, alle sofferenze subite da migliaia di nostri compatrioti. E` anche una data che mette fine a decenni di silenzi e di strumentalizzazioni, ponendo finalmente le basi per dare all`Italia una coscienza storica condivisa e completa”.
Secondo il responsabile del Miur “è importante che soprattutto i giovani conoscano pienamente il significato del 10 febbraio e vengano a conoscenza dei massacri, delle persecuzioni e delle discriminazioni subite da persone che non avevano altra colpa se non quella di essere italiane. Nelle foibe e nelle carceri di Tito – ha continuato il ministro – furono sterminati cittadini italiani di ogni appartenenza politica e di ogni estrazione sociale, in base ad un disegno che non prevedeva altro che la cancellazione della presenza italiana a est dell`Adriatico. Solo questa è la realtà storica, al di là di ogni mistificazione”.
Gelmini ritiene che siano gli stessi insegnanti ad offrire delle spiegazioni storiche veritiere e che facciano giustizia dopo decenni di colpevoli silenzi. “Il mondo dell`Istruzione ha un compito importantissimo nel portare le giovani generazioni a conoscenza di questa dolorosa pagina della nostra storia e lo assolverà pienamente. Nel 150mo anniversario dell`Italia unita – ha concluso il ministro dell’Istruzione- siamo chiamati ad unificare definitivamente anche la nostra memoria e la nostra coscienza di italiani”.
“Ancora oggi nella scuola italiana – ha sottolineato il responsabile del Miur – la tragedia delle foibe non viene adeguatamente affrontata e raccontata ai ragazzi. La memoria dei tanti italiani trucidati dalla violenza comunista non trova ancora il dovuto spazio. Una situazione non più tollerabile. Il 10 febbraio – ha continuato la Gelmini – è una data fondamentale per la memoria storica del popolo italiano. La Giornata del Ricordo non è soltanto un riconoscimento doveroso, arrivato con troppo ritardo, alle sofferenze subite da migliaia di nostri compatrioti. E` anche una data che mette fine a decenni di silenzi e di strumentalizzazioni, ponendo finalmente le basi per dare all`Italia una coscienza storica condivisa e completa”.
Secondo il responsabile del Miur “è importante che soprattutto i giovani conoscano pienamente il significato del 10 febbraio e vengano a conoscenza dei massacri, delle persecuzioni e delle discriminazioni subite da persone che non avevano altra colpa se non quella di essere italiane. Nelle foibe e nelle carceri di Tito – ha continuato il ministro – furono sterminati cittadini italiani di ogni appartenenza politica e di ogni estrazione sociale, in base ad un disegno che non prevedeva altro che la cancellazione della presenza italiana a est dell`Adriatico. Solo questa è la realtà storica, al di là di ogni mistificazione”.
Gelmini ritiene che siano gli stessi insegnanti ad offrire delle spiegazioni storiche veritiere e che facciano giustizia dopo decenni di colpevoli silenzi. “Il mondo dell`Istruzione ha un compito importantissimo nel portare le giovani generazioni a conoscenza di questa dolorosa pagina della nostra storia e lo assolverà pienamente. Nel 150mo anniversario dell`Italia unita – ha concluso il ministro dell’Istruzione- siamo chiamati ad unificare definitivamente anche la nostra memoria e la nostra coscienza di italiani”.
Nella stessa giornata, l’8 febbraio, spicca anche un altro intervento di rilievo: è quello del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, che a margine della Mobility Conference ha sottolineto l’inopportunità per le imprese di sobbarcarsi il costo di una nuova festa come quella del 17 marzo. Che, peraltro, cadendo di giovedì si prospetta come un invitante ‘ponte’ di fine inverno. “In un momento come questo un onere di 4 miliardi di euro per le imprese forse non è la cosa migliore per la loro crescita. Il presidente Napolitano e le istituzioni hanno detto che la festa è il giorno in cui è nata l’unità d’Italia, quindi è giusto in quel giorno solennemente celebrarla. Noi diciamo di farlo andando a scuola e a lavorare”, ha detto Marcegaglia.
A scuola, con “momenti in cui si parla dell’unità d’Italia” e nelle aziende “siamo totalmente disponibili e lieti di fare un momento di grande celebrazione e attenzione anche in una giornata di lavoro. Siamo per i festeggiamenti, che sono essenziali, ma – ha ribadito la prima rappresentante degli industriali – in un momento come questo un onere di 4 miliardi di euro per le imprese, forse non è la cosa migliore per la loro crescita”. Staremo ora a vedere se l’appello verrà colto dalle istituzioni. Ma poiché la festa è stata già decretata, a questo punto appare davvero difficile che si torni indietro nella decisione.
A scuola, con “momenti in cui si parla dell’unità d’Italia” e nelle aziende “siamo totalmente disponibili e lieti di fare un momento di grande celebrazione e attenzione anche in una giornata di lavoro. Siamo per i festeggiamenti, che sono essenziali, ma – ha ribadito la prima rappresentante degli industriali – in un momento come questo un onere di 4 miliardi di euro per le imprese, forse non è la cosa migliore per la loro crescita”. Staremo ora a vedere se l’appello verrà colto dalle istituzioni. Ma poiché la festa è stata già decretata, a questo punto appare davvero difficile che si torni indietro nella decisione.