I ragazzi definiti della Generazione Z, sono Multitasking, iperconnessi e multiculturali: questo è il tratto che emerge dalle varie ricerche sociali che in questi anni stanno tentando di scavare all’interno di questa generazione per provare a delinearne un profilo di riferimento. Ed hanno le idee molto chiare su come dovrebbe essere la scuola ideale.
Parliamo di ragazzi nati approssimativamente tra il 1996 e il 2012 dove la Z, sta anche a significare zero. Pensano di partire da zero, poiché per loro si tratta di una trasformazione così radicale del mondo del lavoro e dell’istruzione che non consente alle generazioni precedenti di essere una guida per loro, ma, eventualmente, solo dei soggetti con cui dialogare.
Parliamo di ragazzi che interagiscono con la tecnologia ma prediligono utilizzare piattaforme social meno popolari per gli adulti come Tik Tok, Snapchat e Twitch, in cui sentono di poter esprimere meglio di altri posti le loro passioni e poter sfruttare il loro modo di comunicare.
Una generazione nata e cresciuta con lo smartphone in mano, che da sempre ha imparato a comunicare tramite le app utilizzando un linguaggio digitale che per altri è stata invece una scoperta ed una necessità acquisita successivamente. Ma sono anche fragili e vulnerabili.
È una generazione che si descrive “stressata” e utilizza i podcast per trovare conforto, calmarsi e rilassarsi. Anche quando sono con gli amici i ragazzi della Generazione Z utilizzano dispositivi digitali di vari tipi (console videogiochi, telefono, smartwatch).
Una recente ricerca condotta da Spotify, uno dei più noti ed utilizzati canali di streaming musicale nel mondo, rileva che oltre un terzo dei membri della Generazione Z (42%) ritiene di essere nato nel decennio sbagliato. Inoltre, un sorprendente 59% crede che la vita fosse migliore prima dei social media, nonostante la maggior parte di questa non abbia mai sperimentato un mondo non-connesso.
Altro tratto caratterizzante questi ragazzi è quello di rifiutare tutto ciò che è manipolato, come ad esempio le foto manipolate con Photoshop, largamente utilizzato dai giovani adulti e ragazzi più grandi, tanto è che adesso va di moda il selfie 0,5, ovvero brutti a livello fotografico. SI tratta, in sostanza, di foto scattate da soli o in compagnia ma realizzati con un’apertura del diaframma dell’obiettivo maggiore rispetto al normale in modo da ampliare il campo visivo, riducendo nel gergo fotografico la profondità di campo (con l’impostazione a 0,5x appunto), che produce foto sfocate sullo sfondo e con una messa a fuoco ravvicinata, generando ritratti distorti e spesso letteralmente deformati. (fonte Agenda Digitale)
Ma i ragazzi Z, chiamati anche zoomer, hanno anche spiccate doti di pragmatismo. Nella ricerca: ”La scuola che vorrei” promossa da Agia-l’autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, la generazione Z risponde nel dettaglio sui problemi delle loro singole scuole: dalle palestre inagibili, all’intonaco che crolla. Sono ragazzi che chiedono di dialogare con i loro docenti e con i presidi visti come adulti con cui potere confrontarsi e risolvere insieme i problemi della scuola.
Alla consultazione, condotta tra ottobre e novembre 2021 e diffusa a febbraio 2022, hanno partecipato 10.097 giovani tra i 14 e i 18 anni, per la maggior parte iscritti a un liceo (72%) e in prevalenza di sesso femminile (61%).
Desiderano una scuola diversa, più spazi utili per laboratori perché vogliono che venga migliorato l’apprendimento sul campo ma anche aule diverse per spostarsi secondo le materie e ambienti innovativi organizzati secondo le attività da svolgere.
Secondo i dati della ricerca oltre il 42% dei ragazzi intervistati ritiene importante valorizzare gli spazi extra scolastici come musei, biblioteche e impianti sportivi. Vogliono vivere in prima persona la scuola e desiderano poter contribuire direttamente al miglioramento della stessa.
C’è chi propone banchi disposti a gruppi di quattro o sei, piuttosto che i classici banchi da due, per mettere insieme compagni di classe con talenti diversi che possono aiutarsi a vicenda; e chi propone la settimana dello studente per lo sviluppo di soft skills utili per il futuro.
Molto importante per gli Zoomer anche il rapporto tra scuola e territorio: addirittura il 73% ritiene importante la collaborazione tra i due contesti perché migliorare la scuola è importante per migliorare anche tutto ciò che è intorno.
Per oltre l’80% del campione intervistato, le nuove tecnologie, già parte integrante della vita dei ragazzi, dovrebbero essere trasversali a tutti gli insegnamenti. (fonteASVIS).
La tecnologia viene infatti considerata più come elemento trasversale che facilita l’apprendimento e la condivisione, che oggetto di un singolo apprendimento.
Generazione Z: multitasking, multiculturali, iperconnessi ma con le idee chiarissime!
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