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Genere e disforia: l’identità tra tradizione e inclusività

Tema di rilevanza crescente, riflessione sulle future sfide per le istituzioni educative chiamate a rispondere alle nuove esigenze di inclusione e rispetto delle diversità, il processo di riconoscimento scolastico dell’identità di genere ha conosciuto una rapida evoluzione grazie alle recenti dichiarazioni e azioni politiche del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e della Lega.
L’educazione di genere nel nostro Paese ha tradizionalmente seguito un modello binario maschile-femminile, sebbene nel corso degli anni sia incrementata la consapevolezza della non necessaria coincidenza dell’identità di genere con il sesso biologico. Questioni logistiche, quali l’accesso agli spogliatoi, ai servizi igienici e la partecipazione alle gare sportive risultano problematiche per gli studenti che, non identificandosi con il sesso acquisito per nascita, si trovano a fruire spazi scolastici non rispondenti alle loro esigenze.
Le scuole sono chiamate ad affrontare situazioni in cui le differenze di genere preludono a rischi di bullismo e discriminazione, di disagio psicologico e pratico verso gli studenti transgender o non binari. Il tema permane tutt’oggi fonte di divisioni e criticità essendo il quadro normativo italiano ancora frammentario; nonostante la Legge n. 164/1982 abbia permesso agli individui transgender di modificare il proprio sesso anagrafico, non ha affrontato in modo esplicito le problematiche connesse all’ambito scolastico, lasciando alle singole istituzioni margine nella libertà di gestione.
Il contesto normativo europeo tende a favorire una sempre maggiore inclusione e protezione delle persone transgender, ma la normativa specifica contro le discriminazioni, che include anche il genere tra i campi di protezione, continua ad evolversi invitando gli Stati membri all’adozione di politiche scolastiche inclusive.
L’Italia non ha ancora completato il percorso di adeguamento agli standard comunitari per cui, non riconoscendo formalmente le identità di genere non binarie, le misure di protezione contro le discriminazioni basate sul genere permangono ancora insufficienti; mancando inoltre formazione adeguata per i docenti e il personale amministrativo sulla gestione di eventuali criticità connesse al fenomeno, si originano approcci ideologicamente e praticamente divergenti.
La recente introduzione di programmi educativi più inclusivi e la crescente visibilità acquisita dalle persone LGBTQ+ hanno determinato una trasformazione nella percezione dell’identità di genere portando le Istituzioni scolastiche a fornire spazi sicuri e accoglienti per gli studenti che non si conformano ai tradizionali ruoli di genere, introducendo corsi di educazione sessuale più fluidi e inclusivi.
Il tema, tra l’adozione di politiche inclusive e resistenze culturali all’integrazione nei curricula scolastici, origina intensi dibattiti. La Lega ha recentemente depositato alla Camera una proposta di legge atta a regolamentare il riconoscimento dell’identità di genere negli istituti scolastici, introducendo l’obbligo di certificazione medica del Servizio Sanitario Nazionale per gli studenti che chiedono di essere riconosciuti con indicazione di sesso diverso da quello anagrafico, con attestazione dell’avvio della procedura di rettificazione dell’attribuzione del sesso.
La proposta prevede inoltre che spogliatoi e servizi igienici rimangano separati in base al sesso maschile o femminile, consentendo l’accesso ai servizi assegnati al proprio sesso biologico attribuito per nascita.
Per tutte le attività scolastiche inerenti la trattazione di tematiche incentrate su sessualità e affettività è inoltre obbligatoriamente richiesto, e non più raccomandato, il consenso preventivo, informato e scritto delle famiglie.
È vietato l’utilizzo di asterischi e schwa nelle comunicazioni scolastiche ed è regolamentata anche la partecipazione alle competizioni sportive potendosi prendere parte a gare specificamente riservate al sesso biologico per nascita acquisito. L’iniziativa legislativa nasce dall’esigenza di fornire un quadro di riferimento certo e adeguato agli operatori scolastici rispetto ad eventuali situazioni di disforia di genere.
Le prospettive future per l’inclusione dell’identità di genere nelle scuole italiane nell’orientamento espresso dal ministro Valditara e dalla Lega mirano alla protezione dei valori tradizionali bilanciando l’opportunità e necessità di sviluppare una legislazione chiara e coerente, definendo diritti e doveri per studenti, famiglie e istituzioni educative non tralasciando la formazione continua per l’intero personale scolastico; riflettendo una visione che tende a preservare e a custodire i valori tradizionali, attraverso un equilibrio che rispetti i diritti delle persone e le libertà di educazione, tenendo conto delle esigenze di una società in sempre continua evoluzione.

Nadia De Cristofaro

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