I numeri parlano chiaro: in questa fase, il Comitato “Priorità alla scuola” conta più dei 5 sindacati del comparto messi insieme.
Nella giornata del 25 giugno, infatti, il Comitato è riuscito ad organizzare manifestazioni di protesta in 60 città italiane riscuotendo un successo inatteso.
L’8 giugno, al contrario, allo sciopero indetto dalle 5 sigle sindacali ha aderito non più dello 0,50% del personale (sì, proprio così: 0,5% non è un errore di scrittura): nel concreto, insomma, avevano scioperato circa 5mila fra docenti e Ata, meno di uno per scuola. I 5 sindacati non erano riusciti a far scioperare neppure le loro stesse RSU.
Un Comitato, costituitosi peraltro solo pochi mesi fa e privo quindi di una solida struttura, ha mobilitato migliaia e migliaia di docenti e genitori in tutta Italia, da Torino a Taranto, da Milano a Ragusa, passando da Verona, Bologna, Firenze, Roma, Frosinone.
Fin da subito all’iniziativa del Comitato avevano aderito associazioni professionali storiche come il Cidi e il Movimento di Cooperazione educativa, ma anche i sindacati di base (Cobas e Unicobas).
Poi si è aggregata la Flc-Cgil e nelle ultime ore anche la Cisl Scuola ha dichiarato che sarebbe stata presente in piazza con insegnanti e genitori.
Oggetto della protesta sono da un lato le linee guida, che non garantirebbero una riapertura delle scuole in presenza, in continuità, in sicurezza e senza riduzione di orario e dall’altro la mancanza di risposte alla richiesta di finanziamenti straordinari e strutturali per la ripartenza di tutte le scuole di ogni ordine e grado a settembre.
Sostengono i promotori dell’iniziativa: “Servono più finanziamenti per avere più spazi e garantire la manutenzione dell’edilizia scolastica, trascurata da decenni, per fare fronte alle croniche carenze d’organico e procedere alle assunzioni di docenti e di personale ATA così da ridurre quel dato vergognoso di precarietà su cui si regge la scuola pubblica (30% a fronte di 13% di media europea)”.
“In questi mesi – proseguono – il Governo ha messo in contrapposizione il diritto alla salute e il diritto all’istruzione e con queste linee guida conferma di non avere un progetto serio su come gestire la scuola da settembre e per questo scarica le responsabilità sui dirigenti scolastici”.
“Il Comitato – concludono – propone di considerare le scuole come presidi sanitari territoriali con la riapertura delle infermerie scolastiche, dove, attraverso i medici di base, sarebbe possibile intervenire tempestivamente con test sierologici, tamponi e monitoraggio sanitario, in modo tale da far ripartire la cultura della prevenzione, sulla quale si è smesso di investire da almeno un ventennio”.
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