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Genitori e figli, babysitter in Italia tra le più care in Europa. I motivi di un costo elevato

Ultimo mese di ferie per il personale docente e Ata. A fine agosto si ricomincia con il nuovo anno scolastico.

Ormai in tantissime famiglie entrambi i genitori lavorano e in caso di figli molto piccoli è necessario affidarsi a babysitter qualora non ci fossero parenti disponibili ad accudire i bambini.

 

Secondo ultimi studi di Eurydice, rete Ue di informazione sull’istruzione in Europa, gli studenti italiani usufruiscono di ben 200 giorni di vacanze ponendosi in testa alla classifica d’Europa (dove la media è di 175 giorni), di cui quasi la metà in estate. 

Finite le scuole molti genitori optano per i campi estivi o le colonie ma anche gli orari offerti da queste strutture potrebbero non corrispondere con le esigenze di lavoro e se si hanno più di due figli i costi potrebbero diventare insostenibili.

La figura della babysitter invece risponde perfettamente alle esigenze di flessibilità e il costo, se suddiviso per più figli, garantisce un interessante risparmio economico se paragonati ad alcuni dei centri estivi più cari.

 

Quanto costa all’ora una babysitter?

Sebbene il prezzo vari notevolmente a seconda delle regioni e della città, la tariffa media oraria in Italia risulta essere 7,67 euro, come ricavato da una ricerca realizzata da www.sitter-italia.it, piattaforma specializzata nella ricerca di babysitter online, facente parte di un gruppo presente in sei paesi d’Europa con 900mila iscritti.

Sempre dall’indagine di Sitter Italia, questa cifra è la più alta rispetto a quella rilevata in altri Paesi europei: le tate di Finlandia e Danimarca non arrivano ai 6 euro l’ora, con tariffe pari rispettivamente a 5,5 e 5,7 euro; in Olanda non si raggiunge i 7 euro (6,86 per la precisione); in Norvegia si parla in media a 7,29 euro e in Spagna 7,44 euro.

Le babysitter italiane, dunque, sono le più care in Europa.

 

La risposta si trova probabilmente “nell’incongruenza diffusa tra impegni lavorativi dei genitori e vita familiare”, spiega Laura Sciolla, responsabile della comunicazione di Sitter Italia. “Sono tantissime le famiglie che necessitano di un aiuto esterno per assistere i bimbi nelle ore in cui papà e mamma sono al lavoro. Per non parlare dei periodi estivi. Si tratta di 12 settimane di chiusura delle scuole contro le 2/3 settimane di ferie classiche dei ‘grandi’. Insomma, i prezzi risultano più alti rispetto ad altri Paesi perché in Italia la domanda, cioè l’esigenza, è inevitabilmente maggiore rispetto ad altre nazioni”.

 

Si possono delineare dei comuni denominatori che influiscono sul costo orario di una babysitter, come gli anni di esperienza, le referenze, il titolo di studio o comunque frequentazione di corsi inerenti all’attività svolta.

La conoscenza delle lingue straniere è certamente un ulteriore fattore di distinzione che induce le tate a chiedere una maggiorazione (la tariffa oraria si aggira mediamente sui 10 euro all’ora). Le famiglie italiane sono infatti sempre più interessate a babysitter bilingue o madrelingua in modo che i bimbi possano iniziare ad apprendere la lingua straniera in modo naturale, giocando.

Andrea Carlino

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