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Genitori e prof rivalutate i videogiochi: usandoli si può sconfiggere il bullismo

Da alcuni anni si moltiplicano le notizie sui potenziali effetti dannosi delle nuove tecnologie sulla crescita dei ragazzi. In pochi casi è capitato il contrario. Quando accade ci sembra quindi doveroso fornire lo stesso spazio offerto ai messaggi opposti.
Come nel caso di uno studio condotto da Ansas, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica del ministero per l’Istruzione e l’Università Cattolica, in collaborazione con Aesvi, Associazione editore Software Videoludico Italiana, presso il liceo scientifico Marconi di Milano: ebbene, in base alla ricerca risulta che alcuni videogiochi, in particolare quelli di ruolo da giocare online, possono essere utilizzati per sviluppare le capacità relazionali e la socialità degli adolescenti a scuola e combattere fenomeni quali il bullismo. E forse, in futuro, anche come mezzo per svolgere attività didattica. La sperimentazione, che rientra in un progetto sperimentale denominato Greis (Giochi di ruolo e interazione sociale), ha coinvolto 149 studenti, di età compresa fra 14 e 16 anni, per un periodo di tre mesi, fra ottobre e dicembre 2009, e rientra in un protocollo di intesa tra l’Aesvi e il ministero dell’Istruzione a sostegno del Piano di innovazione digitale nella scuola.
Come videogioco è stato utilizzato “World of Warcraft”, basato sulla cooperazione dei giocatori per sviluppare dinamiche di gruppo e affrontare così avventure e sfide di difficoltà crescente ambientate in un mondo virtuale. I ragazzi che hanno partecipato alla sperimentazione sono stati divisi in tre gruppi: il primo ha avuto modo di giocare nell’orario scolastico (due ore a settimana); il secondo ha giocato da casa (massimo due ore al giorno); il terzo gruppo invece ha partecipato alla successiva comparazione dei risultati. Al termine della sperimentazione è emerso che i ragazzi che hanno giocato a scuola hanno fatto registrare un accresciuto indice di socialità, rafforzando legami già esistenti e favorendo la nascita di nuovi rapporti di amicizia.
“Ora si è cominciato a capire come i Pc, e in particolare i videogiochi, se utilizzati in modo corretto e responsabile – ha commentato Valentina Aprea, presidente della Commissione Cultura della Camera – costituiscono una forma di intrattenimento positiva e offrono un potenziale per l’educazione. Potenziale che solo in parte – ha concluso – è oggi riconosciuto e sfruttato dalle scuole e dalle famiglie”.
I risultati hanno dunque confermato l’ipotesi alla base dello studio: grazie alla loro capacità di stimolare comportamenti collaborativi e favorire la crescita dei rapporti interpersonali, i videogiochi di ruolo sembrano essere adatti a prevenire comportamenti devianti o negativi,ad iniziare dal bullismo.
Alessandro Giuliani

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