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Genitori, ecco perchè i contributi alle scuole non sono obbligatori

Il contributo dei genitori? Tranne casi particolari, come le tesse al  quarto e quinto superiore, le spese per l’assicurazione oppure i finanziamenti delle gite scolastiche, non è mai obbligatorio. I dirigenti scolastici che sostengono il contrario vanno bloccati.
A sostenerlo Rita Manzani Di Goro, presidente dell’Age Toscana, attraverso un comunicato che fa anche il punto della situazione su un argomento che con i tagli degli ultimi anni è diventato sempre più di attualità. La Di Goro ricorda i casi, non rari, di genitori “convocati in segreteria e minacciati di non iscrivere il figlio, oppure di escluderlo dalle gare di chimica”. Ma anche delle “quote assicurative restituite perché incomplete del contributo volontario: certo – commenta la presidente Age Toscana – la fantasia delle scuole non ha mai fine, perché questi non sono altro che alcuni dei più recenti abusi perpetrati dalle istituzioni scolastiche ai danni dei genitori”.
Secondo la rappresentante dell’associazione dei genitori, tuttavia, le famiglie adesso sono più informate sui loro diritti. Non solo: “a seguito di un dibattito pubblico fra la nostra associazione e il direttore dell
ufficio bilancio del ministero dell’Istruzione, nel 2012 è stata emanata una circolare (C.M. 20/3/2012, n. 312) che finalmente fa chiarezza, ma a quanto pare ancora cè chi fatica a recepirla”.
Vale la pena, quindi, ricordare per sommi capi cosa conteneva quella circolare del Miur: 

– il contributo versato alle scuole è assolutamente volontario e deve essere indirizzato unicamente all

ampliamento dellofferta formativa, non al funzionamento amministrativo; 
– la scuola deve tenere distinto il contributo dalle tasse scolastiche, le quali sono obbligatorie unicamente nelle classi quarta e quinta superiore, fatta eccezione per i casi di esonero;
– le famiglie sono tenute a rimborsare alla scuola le spese sostenute, in particolare quelle per l
assicurazione e le gite scolastiche.
– le istituzioni scolastiche debbono gestire queste somme con trasparenza ed efficienza;
– allatto delliscrizione le famiglie debbono sempre essere informate della possibilità di avvalersi della detrazione fiscale (art. 13 della legge n. 40/2007) e sulla destinazione dei contributi;
– i genitori potranno decidere di contribuire solo a specifiche attività; sono da evitare versamenti indistinti, che lasciano la decisione su come utilizzarli esclusivamente alla scuola;
– al termine di ciascun anno scolastico le istituzioni scolastiche debbono rendicontare con chiarezza come sono state effettivamente spese le somme e quali benefici ne ha ricavato la comunità scolastica;
– sono da evitare azioni non sorrette da adeguata copertura finanziaria.

Per l’Age Toscana, questo ultimo punto è di particolare interesse, in quanto una nota associazione professionale della scuola dà esplicite indicazioni ai propri aderenti di attingere al contributo dei genitori per far fronte alle maggiori spese per la tenuta dei conti di tesoreria. L

accentramento in Banca dItalia di tutti i soldi depositati nei conti delle scuole ha infatti portato molte banche a richiedere un pagamento di circa 3-4.000 euro per il rinnovo della convenzione di cassa”. Soldi che, evidentemente, alcuni dirigenti vorrebbero coprire con i contributi delle famiglie.
L’associazione si rivolge quindi a “tutti i genitori, sia singoli che impegnati nei consigli di classe e d
istituto, a rivolgersi a noi per tutelare i diritti degli alunni e delle famiglie”. In alternativa, aggiungiamo noi, c’è sempre il Miur: non è possibile pensare, infatti, che il Ministero sia al corrente di questo genere di iniziative autoritarie.
Alessandro Giuliani

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