Qualcuno dirà che è la scoperta dell’acqua calda, ma per chi fa formazione è un dato importante: i bimbi che frequentano il nido con serenità, saranno alunni che vanno volentieri a scuola.
A dirlo, nel corso di un’intervista all’agenzia Ansa del 29 agosto, è Silvia Amendola, psicologa dell’età evolutiva dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma: per l’esperta, l’inserimento all’asilo nido è importantissimo nella vita di un bimbo e “determina il rapporto che avrà con la scuola anche in futuro”.
A pochi giorni dalla riapertura degli asili, la psicologa coglie l’occasione per dispensare anche consigli ai genitori per affrontare al meglio “un momento cruciale che può provocare anche fobie, se non gestito bene”.
In primo luogo, spazio ai papà nell’inserimento, perché per loro è più facile lasciare i piccoli e anche per i figli è più facile salutare il padre che non la madre”.
In secondo luogo, “dire al bambino, se possibile, chi lo verrà a prendere e magari anche in che momento della giornata, se dopo la merenda o il sonnellino.
E’ utile, inoltre, “fargli portare un pupazzo o una macchinetta da casa, sarà un punto di riferimento che aiuta la continuità casa-scuola”. Raccontare al piccolo cosa si sta per fare e creare una serie di gesti abituali va bene, ma “non bisogna passare ore a convincerlo di quanto ‘sarà bello’ andare al nido”.
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Come è decisivo comunicare spesso con le maestre e imparare a fidarsi. A rendere così delicato questo momento il fatto che si tratta della prima vera separazione tra genitori e figli. Per molti esperti però l’asilo nido viene considerato un aiuto per lo sviluppo psicologico. “I bambini con disturbi alimentari spesso risolvono i loro problemi con la mensa, un ‘rito’ collettivo che facilita l’adozione di comportamenti corretti. Quelli che hanno difficoltà a rispettare gli orari riescono a migliorare la scansione del ritmo sonno-veglia.
Il nido, infine, ridimensiona il senso di onnipotenza che un bimbo che cresce con un adulto alle sue dirette dipendenze può sviluppare. E ne migliora le capacità di espressione”, ha concluso la psicologa dell’età evolutiva.
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