Nelle ultime settimane in un istituto comprensivo laziale è stato attivato un “progetto” dal titolo “volontari per la scuola”.
L’intento è quello di coinvolgere genitori e parenti prossimi degli alunni in lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria dell’istituto, evidentemente non in ottime condizioni strutturali.
Il dirigente scolastico si è assunto la responsabilità di redigere addirittura un modulo di adesione su carta intestata istituzionale della scuola per reclutare eventuali volontari addetti al minuto mantenimento della struttura.
Nel modulo, che alcuni genitori ci hanno inviato, si leggono i seguenti punti:
– Il volontario chiede: “di partecipare alle attività finalizzate allo svolgimenti di interventi di manutenzione e riqualificazione della scuola”;
– Allega documento di riconoscimento;
– Dichiara giorni ed orari di disponibilità all’operato;
– Dichiara le proprie competenze tecnico pratiche;
– Dichiara i propri titoli professionali;
– Dichiara che le attività a cui si rende disponibile sono le seguenti: riparazione porte/serrande/infissi, piccoli lavori d’idraulica, lavori di pittura, riparazioni arredi, sistemazioni aree verdi ecc. ecc.
Parrebbe che questa pratica della manutenzione affidata ai volontari si stia allargando a macchia d’olio in tutto il Paese ormai da tempo.
Senza addentrarci nel complesso mondo normativo e giuridico che troverebbe quantomeno delle “pecche” in questa allegra gestione degli istituti scolastici pubblici come se fossero fattorie o cascine private e non luoghi istituzionali, spezziamo una lancia a favore dei malcapitati dirigenti scolastici e reggenti di turno, che alla meno peggio, ed evidentemente con ogni mezzo, cercano quotidianamente di “tirare a campare” e soprattutto di non far “crollare addosso” le scuole ad alunni e lavoratori.
Purtroppo, da recenti casi di cronaca di cui non avremmo mai voluto occuparci, non sempre ci riescono.
Per dovere di cronaca, ricordiamo che la manutenzione degli edifici scolastici è affidata agli enti proprietari degli stabili, solitamente, gli istituti comprensivi, in cui vi è scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, sono affidati ai comuni, e gli istituti superiori sono di competenza alle province.
Oltretutto, da anni ormai, specialmente negli istituti comprensivi, sembra anche che i genitori debbano mettere mano al portafoglio per comprare: la carta per le fotocopie, il sapone per le mani, la carta per asciugarsi le mani, i detersivi per pulire i locali della scuola, la carta igienica ecc.
Ci si chiede se MIUR e Governo siano al corrente di queste situazioni dilaganti, visto che di recente è stata emanata la legge 107/2015 battezzata “la buona scuola”.