Quest’anno, più che in passato, le occupazioni delle scuole vedono un certo qual coinvolgimento degli stessi genitori degli studenti: in qualche caso per chiedere ai presidi di consentire a chi lo desideri di continuare a frequentare le lezioni e in altri casi per sostenere gli studenti e la loro protesta.
Si tratta di un segnale di un rinnovato interesse dei genitori nei confronti della vita della scuola? Sembrerebbe di sì, ma la questione è molto complessa e anche un po’ contraddittoria perché altri dati evidenziano una situazione diversa.
Non ci sono ancora dati ufficiali sulla partecipazione al voto per il rinnovo degli organi collegiali (le elezioni si sono svolte a novembre), ma, a sentire dirigenti e docenti di qualche scuola, ne emerge un quadro sconfortante.
Come sempre, la partecipazione sembra migliore nelle scuole del primo ciclo (comprensivi e circoli didattici) mentre cala in modo significativo nelle secondarie di secondo grado, dove votano un po’ di studenti e di docenti ma dove i genitori sono quasi assenti.
Ci arrivano notizie di scuole con un migliaio di alunni, a cui corrispondono quindi 2000 genitori circa, dove hanno votato si e non 30-40 genitori (una parte dei quali, sono forse docenti essi stessi).
Il risultato non deve stupire più di tanto ed è curioso che di questo tema le forze politiche non si occupino per nulla.
Lo stesso Ministro Valditara, che pure è molto loquace a proposito di tanti temi, non sembra particolarmente interessato alla questione.
Forse perché, prendere atto di questo crollo ormai inarrestabile della partecipazione delle famiglie (ma anche di studenti e personale scolastico) significherebbe dovere mettere mano ad una seria riforma degli organi collegiali della scuola, operazione che tutte le forze politiche temono come la peste.
E le ragioni sono più che comprensibili: in passato i tentativi di realizzare una riforma del genere sono stati pochissimi, nonostante che le norme attualmente in vigore risalgano esattamente a mezzo secolo fa.
Se ci si riflette un momento sarebbe come se nel 2000 si fosse continuato a far funzionare le scuole con le stesse regole degli anni 50 o come se oggi si considerassero valide e applicabili circolari ministeriali degli anni ’70 quando il Ministero stabiliva persino l’altezza delle righe dei quaderni in uso nelle scuole elementari.
“Aggiornare” composizione, compiti e funzioni degli organi collegiali è ormai una operazione non più rinviabile; una operazione in tale direzione potrebbe forse contribuire a migliore i rapporti con le famiglie, ma – a quanto pare – per il momento questo tema non è in agenda.