Gentile Redazione,
in questo Paese assistiamo a situazioni paradossali: da una parte vengono censurati (perché di censura si tratta) cantanti che a Sanremo nelle loro canzoni hanno parlato di immigrazione e di genocidi, dall’altra parte troviamo un’istituzione prestigiosa come l’Università Federico II (fondata nel 1224) che invita Geolier a parlare agli studenti, un personaggio che nelle sue canzoni (e video) compresa l’ultima, tratta di rapporti di coppia violenti (ma non in senso di condanna e denuncia) di atteggiamenti e comportamenti camorristici dei delinquenti di strada. Invitare un Geolier che canta e decanta la cultura mafiosa significa sdoganare tale cultura dandole anche il plauso istituzionale.
E qui non c’entra nulla il riscatto sociale che si tira in ballo, di una persona che ce l’ha fatta: non si tratta di un ricercatore o un imprenditore che dai quartieri degradati di periferia ha per meriti personali risalito la china culturale e sociale.
Il Rettore dell’Università Federico II di Napoli si comporta come quei sindaci che negli anni ’60 in molte regioni del Sud Italia accoglievano con tutte le onorificenze (l’esposizione del Vessillo e delle Bandiere, ecc.) nel proprio Paese di origine il mafioso/imprenditore emigrato negli Stati Uniti d’America.
Riccardo Ianniciello
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