La geografia è fondamentale per il futuro dei giovani, perché attraverso queste conoscenze dovranno prendere delle decisioni, votare, fare investimenti, imparare a rispettare il territorio che li circonda, ma anche quello che sta dall’altra parte del confine. La disciplina infatti non serve (solo) a sapere dove stanno monti, mari e fiumi ma, soprattutto, ci aiuta a capire come si organizzano spazialmente gli esseri umani, in termini economici, politici e culturali, e perché si spostano da una parte all’altra della Terra; ci aiuta a leggere le disuguaglianze regionali, e magari a fare in modo di attenuarle; ci aiuta a porci in relazioni armoniose con il paesaggio e con l’ambiente, anche in vista dei cambiamenti climatici in atto. E ci aiuta a capire il comportamento degli esseri umani nello spazio e il loro agire territoriale.
Questi concetti sono stati espressi delle associazioni dei geografi a metà giugno, durante un’audizione svolta presso la commissione di studio per l’elaborazione e la formulazione di proposte volte alla revisione delle indicazioni nazionali e delle linee guida relativa al primo e secondo ciclo d’istruzione: l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, l’Associazione dei Geografi Italiani, l’Associazione Italiana di Cartografia, il Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici, la Società Geografica Italiana e la Società di Studi Geografici hanno realizzato un documento unitario per esprimere tutto il dissenso riguardo l’attuale trattamento marginale della geografie nelle scuole: “dalla nostra esperienza di presenza capillare sul territorio e nelle Università e sulla base delle molteplici collaborazioni in essere con istituzioni scolastiche si avverte forte l’esigenza di una maggiore connessione tra la scuola e il territorio, in cui la scuola sia protagonista di un’intenzionalità non solo educativa, ma anche di costruzione di pratiche a supporto della comunità locale. Insegnanti e studenti sentono il bisogno primario di abitare spazi sicuri concepiti in modo da attivare un senso di benessere che possa facilitare l’apprendimento per tutti”.
Quindi, hanno chiesto di “valorizzare l’insegnamento della cartografia come forma di accesso mediato alla conoscenza e quindi strumento didattico utile allo sviluppo di spirito critico”, di “incrementare la disponibilità di spazi (laboratori/aule di geografia, con adeguata, seppur minima, dotazione hardware -comprese carte geografiche, globi e atlanti- e software; spazi esterni) e tempi a favore di una didattica di carattere esperienziale, per superare definitivamente un approccio di tipo nozionistico/mnemonico”.
La richiesta, dunque, è di attivare “un curriculum verticale di geografia” che “andrebbe a vantaggio di una continuità didattica e a favore di un apprendimento permanente e dello sviluppo di competenze peculiari e della loro capacità di essere applicati in contesti disciplinari altri: osservazione, orientamento, spirito critico, geo-graficità (partendo da una migliore valorizzazione delle conoscenze relative alla cartografia)”.
Ma anche di rispondere alla “grande sfida del presente: quella di fornire competenze informatiche e digitali agli studenti ed educare alla digitalizzazione. Dotare i laboratori di software GIS (Geographical Information System) opensource (senza oneri quindi per gli Istituti scolastico e/o lo Stato) consentirebbe non solo di avviare all’utilizzo e alla creazione di cartografia digitale, ma anche di sperimentare un utilizzo consapevole dell’Intelligenza Artificiale nella definizione di database relazionali”.
“Nell’attuale quadro orario – scrivono ancora le associazioni di geografi – va superata l’eccessiva parcellizzazione dell’insegnamento della geografia (già possibile applicando quanto previsto e stabilito dalle circolari ministeriali) e garantire l’affidamento dell’insegnamento a docenti specialisti in possesso della necessaria abilitazione”, in particolare nella classe di concorso A-21: la critica, su questo punto, è verso “l’eccessiva discrezionalità di alcuni dirigenti scolastici, con evidenti forzature di quanto previsto dal sistema” che affidando la disciplina a docenti non laureati in geografia “danneggia in eguale misura, ledendone i diritti, docenti e studenti”.
Hanno quindi ricordato che “la formazione degli insegnanti non è omogenea, quindi spesso pochi docenti aggiornati faticano a imporre buone pratiche, quando i colleghi meno formati non le comprendono”. Tanto che “tra i docenti di geografia della scuola secondaria di secondo grado molti lavorano per poche ore in classi numerose, non riuscendo a stabilire una relazione con tutti gli studenti e potendo portare solo parzialmente il contributo della disciplina”.
“È il caso dei docenti che lavorano negli istituti professionali dove la geografia è presente per una sola ora nelle classi prime e seconde e un solo docente lavora con più di quattrocento studenti. Lo stesso accade negli istituti tecnici per il settore tecnologico nei quali l’attuale ordinamento prevede una sola ora di geografia nelle classi prime”.
Entrando maggiormente nel dettaglio dei diversi ambiti, i geografi hanno chiesto al Ministero di affrontare una serie di punti.
Più nel dettaglio, sarebbe importante prevedere un ampliamento dell’opportunità di acquisire conoscenze e competenze geografia programmando, ad esempio:
Allo stesso tempo, concludono, a superato definitivamente “l’equivoco” della geostoria, tornando a una distinzione netta nel quadro orario tra storia e geografia innanzitutto nei Licei, con la reintroduzione di un voto/valutazione distinta per ciascuna delle due materie e la possibilità, di conseguenza per le/gli abilitate/i nella classe di concorso A-21 di insegnare anche nei Licei.
Lo scorso 9 luglio, alla presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, si è insediata e ha tenuto la sua prima riunione in presenza la Commissione di Studio per l’elaborazione e la formulazione di proposte volte alla revisione delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida relativa al primo e secondo ciclo d’istruzione. La Commissione composta da docenti universitari di pedagogia, coordinati dalla professoressa Loredana Perla dell’Università di Bari, si avvarrà della collaborazione di 17 “sotto-commissioni” disciplinari.
Il Coordinamento dei lavori della Commissione relativa all’insegnamento della Geografia è stato affidato al nostro Presidente nazionale Riccardo Morri, che lavorerà insieme a Cristiano Giorda (vicepresidente AIIG, Università di Torino) e Stefano Piastra (Università di Bologna) in qualità di esperti di didattica della geografia e di formazione docenti in ambito universitario, e con le professoresse Angela Caruso (IC “Alda Merini” di Castel di Sangro, docente A043, scuola secondaria di primo grado, dottore di ricerca in “Studi Umanistici”) e Paola Pepe (vicepresidente AIIG, IISS “Pio La Torre” di Palermo, docente A21, scuola secondaria di secondo grado, certificata metodologia CLIL ) in qualità di esperte della scuola secondaria e di docenti di geografia nelle scuole.
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