Come sappiamo, e la notizia ha attirato moltissime polemiche, il cantante 24enne napoletano Geolier, arrivato secondo al Festival di Sanremo 2024, sarà ospite all’Università Federico II domani, 26 marzo, per incontrare gli studenti e raccontare quanto siano importanti impegno e fatica per raggiungere risultati.
Gratteri: “Siamo alla fine”
Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri ha accolto molto male la notizia. Come riporta La Repubblica, durante una presentazione del suo libro all’IC Sogliano di Napoli il magistrato ha detto: “Queste cose lasciano senza parole, se molla l’università siamo alla fine. Non voglio neppure sapere chi è il cantante. Se si arriva a questo si deve mettere in discussione anche chi ha organizzato e cosa è diventato il percorso universitario, se non si ha la sensibilità che si devono portare all’università solo eccellenze, modelli di vita per la formazione dei ragazzi, anche analfabeti che si sono affermati nella vita come modello positivo partendo da zero, da sotto zero”.
Secondo Gratteri, “queste cose non devono passare come acqua fresca, nei modi dovuti si deve contestare e protestare, non dobbiamo assuefarci a questo imbarbarimento, non si deve accettare cultura a basso costo, l’università è un luogo di formazione e di raffinatezza culturale e formativa. Non svendiamoci più di quanto ci siamo svenduti”, ha concluso.
Lorito difende la sua scelta e invita Gratteri
L’evento di domani, in tutto ciò, è andato immediatamente sold out, come riporta Ansa. Di fronte a queste critiche, il rettore della Federico II, Matteo Lorito, su Il Mattino non solo ha ribadito la validità, a suo avviso, dell’incontro tra il cantante e gli studenti, ma ha anche invitato Gratteri. “Conoscersi è fondamentale per crescere”, ha detto Lorito, spiegando di credere nel “dialogo formativo”, che l’Università oggi “non è più quella in cui abbiamo studiato noi” e dicendosi convinto che l’incontro sarà utile.
“Chiederemo a Emanuele – ha detto – di aiutarci a entrare in un mondo che sembra impermeabile alla cultura e alla formazione, al vivere secondo le regole della legalità”. Geolier un esempio? Forse no, ma “può diventare un nostro alleato”, risponde Lorito, che ricorda i comportamenti recenti del rapper: “parla di abbandonare le armi, condanna il modello della violenza, elenca le paure di un giovane che teme ignoranza, incoscienza, emulazione”. E dunque “perché non dare una possibilità a questo ragazzo di dire la sua?”. E ancora: “Non gli stiamo dando un premio ma gli è stato chiesto di esporsi, rispondendo senza filtri alle domande degli studenti. Accettando, Geolier ha dimostrato secondo me coraggio e maturità. E gliene siamo grati”.
“Naturalmente – la conclusione del rettore – saremmo felicissimi e onorati se il procuratore Gratteri volesse partecipare all’evento”.
Fischi a Geolier, snobismo?
Si è discusso molto il mese scorso di musica, antimeridionalismo, stereotipi, passione per i propri beniamini: tutto in seguito all’enorme successo di pubblico della partecipazione a Sanremo 2024 del cantante 23enne Geolier, idolo della Generazione Z e della sua Napoli.
Il giovane di Secondigliano si è presentato all’Ariston con la canzone in dialetto partenopeo “I p’ me, tu p’ te”, che già prima dell’inizio del Festival aveva sollevato molte critiche. Geolier ha vinto la serata cover di venerdì 9 febbraio, spinto dall’enorme riscontro nel pubblico.
Da qui il finimondo: il ragazzo è stato fischiato dai presenti in teatro e criticato sui social e dalla stampa. Per moltissimi il medley con Guè, Luché e Gigi D’Alessio non era meritevole di vittoria. In più, ad essere finiti sul mirino e presi in giro sono stati gli stessi napoletani, con insulti anche piuttosto pesanti.
Geolier e la lingua napoletana
Lo scrittore Maurizio de Giovanni, come riporta Il Corriere della Sera, ha commentato durissimo la canzone del 23enne: “È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l’amore. Non merita questo strazio. P.S. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà. Non c’è da parte mia alcun giudizio sull’artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio. Il napoletano è una lingua, ha una sua scrittura e questa ha diritto al rispetto. Chiaro, adesso? P.P.P.S. Qui non si tratta di scomodare Di Giacomo, Viviani o De Filippo. Andate a vedere la scrittura dei testi di Pino Daniele. Sono tutti disponibili in rete. Guardate come sono scritti”.
Ad insorgere, addirittura, con una nota ufficiale, il Movimento Neoborbonico, che spinge per insegnare il dialetto napoletano a scuola: “Il testo pubblicato era a tratti indecifrabile e abbiamo inviato il testo corretto in lingua napoletana alla casa discografica milanese di Geolier. Il rapper è un giovane che sta portando la nostra cultura in giro per il mondo e non è colpa sua se nelle scuole non si insegna il napoletano, a differenza di quanto accade in altre regioni e come da tanti anni richiedono i neoborbonici. La nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione, da Basile a Di Giacomo, da Eduardo a Pino Daniele e per questo non potevamo tirarci indietro. È comunque significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani”.