Si è discusso molto in questi giorni di musica, antimeridionalismo, stereotipi, passione per i propri beniamini: tutto in seguito all’enorme successo di pubblico della partecipazione a Sanremo 2024 del cantante 23enne Geolier, idolo della Generazione Z e della sua Napoli.
Il giovane di Secondigliano si è presentato all’Ariston con la canzone in dialetto partenopeo “I p’ me, tu p’ te”, che già prima dell’inizio del Festival aveva sollevato molte critiche. Geolier ha vinto la serata cover di venerdì 9 febbraio, spinto dall’enorme riscontro nel pubblico.
Fischi a Geolier, snobismo?
Da qui il finimondo: il ragazzo è stato fischiato dai presenti in teatro e criticato sui social e dalla stampa. Per moltissimi il medley con Guè, Luché e Gigi D’Alessio non era meritevole di vittoria. In più, ad essere finiti sul mirino e presi in giro sono stati gli stessi napoletani, con insulti anche piuttosto pesanti.
Geolier e la lingua napoletana
Lo scrittore Maurizio de Giovanni, come riporta Il Corriere della Sera, ha commentato durissimo la canzone del 23enne: “È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l’amore. Non merita questo strazio. P.S. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà. Non c’è da parte mia alcun giudizio sull’artista, il suo valore musicale o il suo successo che peraltro gli auguro con tutto il cuore da conterraneo e tifoso di ogni espressione positiva del territorio. Il napoletano è una lingua, ha una sua scrittura e questa ha diritto al rispetto. Chiaro, adesso? P.P.P.S. Qui non si tratta di scomodare Di Giacomo, Viviani o De Filippo. Andate a vedere la scrittura dei testi di Pino Daniele. Sono tutti disponibili in rete. Guardate come sono scritti”.
Ad insorgere, addirittura, con una nota ufficiale, il Movimento Neoborbonico, che spinge per insegnare il dialetto napoletano a scuola: “Il testo pubblicato era a tratti indecifrabile e abbiamo inviato il testo corretto in lingua napoletana alla casa discografica milanese di Geolier. Il rapper è un giovane che sta portando la nostra cultura in giro per il mondo e non è colpa sua se nelle scuole non si insegna il napoletano, a differenza di quanto accade in altre regioni e come da tanti anni richiedono i neoborbonici. La nostra, però, è una lingua con le sue regole e la sua grande tradizione, da Basile a Di Giacomo, da Eduardo a Pino Daniele e per questo non potevamo tirarci indietro. È comunque significativo e importante ritornare a cantare in lingua napoletana a Sanremo e diffondere la nostra lingua tra i giovani”.
“Sono cresciuto nel rione dove andare a scuola era da deboli”
Geolier, pseudonimo di Emanuele Palumbo, amato dai giovanissimi, ha detto qualche mese fa la propria sulla tragica uccisione del musicista 24enne Giovanbattista Cutolo, che ha avuto luogo nella zona centrale del capoluogo campano a fine agosto per mano di un 16enne vicino ad ambienti criminali.
Il cantante si è sfogato su Instagram dando un messaggio importante a tutti i ragazzi che lo seguono: “Non è possibile morire a 24 anni, nella stagione più bella dell’anno, per un parcheggio. A 16 anni nessuno dovrebbe avere una pistola. Nei quartieri i ragazzi devono cambiare mentalità e scappare da tutto questo male. Voglio dirgli che uscire soltanto per divertirsi con gli amici non è da deboli, che andare a scuola non è da scemi, che portare dei fiori a una tipa che gli piace non è una vergogna”, ha esordito.
“Io sono sempre stato come voi, capisco ogni vostra paura e il vostro punto di vista, era anche il mio fino a poco tempo fa. Non guardiamo per terra, i piedi e l’asfalto, vi assicuro che non è difficile alzare la testa e guardare in alto, il cielo, le stelle, dove tutto è bello anche se sembra inarrivabile. Anche io sono cresciuto nel rione dove parlare in italiano era da scemi, andare a scuola era da deboli. Ma il mondo non è questo”.