Un giorno di sospensione e un libro da leggere. E’ questa la punizione che il consiglio di classe ha inflitto all’alunno di un liceo di Roma che martedì 19 marzo ha mimato con le dita il gesto della pistola contro la premier Giorgia Meloni durante la visita della scolaresca in Senato. Lo riporta Il Corriere della Sera.
Il ragazzo, minorenne, aveva poi voluto precisare di “aver ripetuto un atto tipico che fu di Autonomia operaia”, ribadendo la distanza politica dalla maggioranza di Governo. La decisione del consiglio di classe è arrivata ieri 25 marzo.
Alla fine il consiglio non ha optato per la punizione più dura inizialmente ipotizzata, la pena massima con 14 giorni di allontanamento da scuola. Il ragazzo ora ha 10 giorni per proporre ricorso contro il provvedimento. Al momento non si sa quale libro dovrà leggere lo studente.
La dirigente scolastica aveva poi inviato una lettera alla comunità scolastica: “La nostra scuola è stata al centro di un grave episodio. Il nostro liceo si è sempre caratterizzato per essere una scuola attenta al pluralismo, il corpo docente ha sempre promosso iniziative di alto spessore culturale e sociale, gli studenti si sono sempre distinti per il rispetto delle regole democratiche alla base del dialogo all’interno di una pluralità che caratterizza la vita sociale, culturale e politica, il curricolo di Educazione civica è focalizzato nel biennio e nel triennio sullo studio della Costituzione, della storia e delle sue articolazioni interne e anche nella quotidianità dell’azione didattica curricolare si è sempre favorito il pensiero critico e il pluralismo delle idee, nel rispetto delle opinioni altrui».
Per questo, continua il documento, “un episodio di tale gravità lascia tutti noi sconcertati e ci induce a riflettere: è grazie a princìpi democratici che oggi siamo liberi di esprimere il nostro pensiero e il nostro dissenso, ma sempre nel rispetto dei valori fondanti la vita della collettività e delle istituzioni che la rappresentano, nella dialettica delle idee, tutte meritevoli di attenzione e rispetto, lontano da repressione o sopraffazione reciproca. Solo così si può crescere come cittadini attivi, come futuri elettori attivi e passivi, come persone mature e degne di rispetto, lo stesso rispetto che dobbiamo a chi la pensa in maniera diversa”.
E infine l’auspicio della preside che, al netto delle punizioni per il singolo, è rivolto a tutti gli altri alunni: “Che questo momento della vita della nostra scuola sia un’ulteriore occasione di riflessione per tutti: si può manifestare il dissenso, si può maturare un pensiero critico e divergente rispetto alla maggioranza, ma sempre nel pieno rispetto per la democrazia e per le istituzioni che la rappresentano”.
La reazione degli studenti, o meglio del Collettivo del liceo, di cui fa parte lo studente sospeso, non si è fatta attendere: “Non associamo il nostro collettivo al gesto di un singolo, che rimane, al di là del significato condivisibile o meno, una libera espressione di dissenso. Nonostante ciò sentiamo il bisogno di rispondere alla lettera della nostra preside. È innanzitutto impossibile non notare il doppio standard di reazione e posizione da parte della nostra scuola. Non c’è stata esitazione nello schierarsi contro un gesto di dissenso, etichettato come violento. Eppure non ci si è preoccupati di rimanere in silenzio nei confronti di innumerevoli altre violenze che accadono sotto i nostri occhi. Volevamo ricordare a tal proposito, che il liceo di cui si vanta la preside, che coraggiosamente non ha esitato a schierarsi contro tale gesto, è lo stesso che è stato in silenzio a seguito della violenza poliziesca nei confronti dell3 student3, lo stesso che sistematicamente non si esprime su temi scomodi che lo riguardano per non intaccare il buon nome della scuola, lo stesso che ha taciuto e tuttora tace mentre il popolo palestinese subisce un genocidio”.
“Volevamo ricordare – continua il comunicato del collettivo – che è sempre lo stesso democratico liceo che, in silenzio, senza fare scalpore, ha tolto a noi student3 la libertà di informazione, precludendoci una conferenza sul conflitto israelo-palestinese, seppur approvata in Consiglio di Istituto. È interessante osservare come, nonostante si professi un profondo rispetto per le istituzioni, si siano manifestati atteggiamenti o comportamenti che sembrano contraddirlo. Ci viene infatti ancora negato lo svolgimento della conferenza approvata ormai da tre mesi dal consiglio di istituto e dalla preside stessa (le istituzioni scolastiche che dovrebbero essere rispettate). Questo è il nostro liceo, che, citando le parole della preside, ha sempre favorito ‘il pensiero critico e il pluralismo delle idee’. E allora preside, grazie per il prezioso insegnamento sui valori della democrazia, sulla pluralità di opinioni, sullo sviluppo del senso critico e sul rispetto. Coerentemente con le sue stesse parole, ci chiediamo: perché non ci permette un momento di formazione sul genocidio che sta avvenendo in Palestina da quattro mesi a questa parte? Sempre in linea con questa idea di inclusività, chiediamo che la nostra lettera sia pubblicata sul registro elettronico al pari di quella della preside”.
Il presidente del Senato La Russa ha letto in aula la lettera di scuse della preside e, parlando della entità della punizione, ha detto “spero non troppo, spezzo una lancia affinché non ci sia un’eccessiva punizione è già sufficiente quello che è successo qui”.
Per nulla conciliante la senatrice di Fratelli d’Italia Ella Bucalo: “Un fatto gravissimo che rivela scarsissimo rispetto per la figura del Presidente, per le istituzioni e per il luogo stesso in cui il gesto è stato compiuto: l’aula del Senato. La violenza, anche solo evocata non va mai avallata, per questo ritengo doveroso che il gesto venga condannato da tutte le forze politiche”.
Altrettanto dura la sottosegretaria Paola Frassinetti: “Credo che quanto accaduto vada condannato da tutti i partiti, senza se e senza ma, perché simulare una pistola con una mano è un atto di una violenza inaudita. Attendiamo che immediati e seri provvedimenti disciplinari vengano presi dalle autorità scolastiche verso lo studente, affinché possa capire che la violenza è sempre da rigettare”.
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