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Ghali a Che Tempo Che Fa: “Pace? È quello che abbiamo imparato a scuola, e a un certo punto sentiamo che non si può”

Ieri, 18 febbraio, il cantante Ghali, arrivato quarto al Festival di Sanremo 2024 con la sua “Casa mia”, canzone con cui ha portato sul palco dell’Ariston un forte messaggio di pace (soprattutto con le parole “Stop al genocidio”, è stato ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa sul canale Nove.

Ghali e lo “stop al genocidio”

Il cantante 30enne di origini tunisine ha ovviamente discusso in merito alla guerra tra Israele e Palestina parlando anche di scuola. Come riportano La Repubblica e Adnkronos, l’artista, riferendosi agli appelli di pace, ha detto: “E’ quello che abbiamo imparato a scuola ed è strano ritrovarsi in un mondo così. Fa un po’ strano. Ci hanno insegnato una cosa per tutta la vita ed a un certo punto sentiamo che non si può”.

“Qualsiasi cosa – il successo, tutti i beni, tutte le ricchezze che abbiamo – non sarebbero delle ricchezze se non possiamo condividerle. Sono condivisibili solo se stanno tutti bene, se c’è pace. Se in una stanza siamo in dieci e 7 persone stanno male, stanno male tutti. E’ importante stare tutti bene per quanto sembri banale”, ha aggiunto.

I giovani e la trap

Infine Ghali ha parlato del suo genere musicale: “La trap ha la stessa funzione di quel che facevano un tempo i cantautori, riferivano il codice della strada, come De André che usava lo slang della strada, e degli ultimi. I giovani ci si ritrovano perché riconoscono il linguaggio della vita vera”, ha concluso.

Ghali, il rapporto con la scuola

Ma chi è Ghali? Qual è il suo rapporto con la scuola? Ecco alcune curiositàGhali ha 30 anni, è nato a Milano nel maggio del 1993 da due genitori tunisini. “Ho avuto un’infanzia pesante, ho visto veramente di tutto, il rap mi ha salvato. Mi ha tirato fuori. Se non ci fosse stato sarei finito male. Sono cresciuto in palazzi e in quartieri anche molto peggiori di questo. Sono nato a San Siro, poi ho cambiato periferia”, ha raccontato a La Repubblica.

“Da ragazzino avevo una grande passione per la scrittura, alle medie ho auto una prof che leggeva i miei temi in classe, ‘sentite come scrive bene Ghali’, beh ci ho creduto”, ha raccontato. E, sulla trap, spesso stigmatizzata: “La trap è cronaca, racconta quello che i ragazzi nel quartiere vivono tutti i giorni, ragazzi di strada che vivono nella strada, subiscono la strada, reagiscono alla strada, cosa dovrebbero raccontare? Poi sta a te decidere se hai voglia di litigare o no. Ma se sei in quel cerchio, è una cosa che ti riguarda comunque. I trapper sono i cantautori di oggi, nelle cose che noi raccontiamo i ragazzi vedono rispecchiata la loro vita”.

Ghali ha frequentato un istituto superiore milanese con indirizzo grafico pubblicitario. Secondo quanto riporta Skuola.net, il cantante non avrebbe completato gli studi. Importante, nella sua vita, è stato il ruolo della madre: “Siccome mio papà non c’era, le regole in casa le stabiliva lei. Ce n’erano parecchie, era severa, ma nonostante questo non riuscivo ad andare bene a scuola: della mia infanzia ricordo tanto sole, la strada, le ginocchia sbucciate e i muretti da scavalcare per recuperare il pallone”, ha detto a Il Corriere della Sera.

La madre di Ghali ha lavorato come bidella

La madre di Ghali, 60enne, che molto tempo ha combattuto contro un tumore, ha lavorato per anni come collaboratrice scolastica. Nel 2015 il cantante ha scritto su Facebook: “Sono stufo di pentirmi di non aver finito la scuola e di pensare che non avevo voglia di studiare. Tutti abbiamo voglia di imparare e di scoprire cose nuove. Alcuni professori non hanno riconusciuto le nostre capacità e per 2 tag sul banco e sulle porte dei bagni siamo finiti nella scuola sbagliata”

“Era tutto noioso e non riuscivo a starmene seduto. Hanno sempre cercato di insegnarmi le cose facendomi studiare da pagina 10 a pagina 40, senza mai chiedermi cosa ne penso, senza mai farmi dire la mia, senza mai chiedermi cosa m’incuriosiva. Nel centro della mappa c’era l’Italia e i programmi erano gli stessi da anni e anni”.

 

Redazione

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