Il cantante 31enne Ghali ha nuovamente lanciato un forte messaggio sociale, che anche stavolta riguarda da vicino la scuola. Il suo appello è arrivato dal palco della presentazione de La cospirazione del bene, il libro che Luca Casarini, capo missione Ong Mediterranea Saving Humas, ha scritto insieme a Gianfranco Bettin. Lo riporta Il Fatto Quotidiano.
L’appello
“Fin da piccolo – ha raccontato – ho sempre sentito storie di papà, parenti, amici che attraversavano il Mediterraneo per arrivare qui. È sempre stata una storia ricorrente, conosco perfino le canzoni che vengono cantate dai migranti durante durante la tratta. Ogni tanto cercavo di parlarne a scuola e per i compagni era una cosa totalmente nuova, ma anche per i professori. Per questo ne scrivevo nelle mie prime canzoni, per poterne parlare con qualcuno”.
Ed ecco il suo auspicio: “Mi piacerebbe che a scuola si parlasse di più di migranti, di quello che succede nel Mediterraneo. Vorrei che professori e alunni chiedessero più approfondimenti sull’argomento. Magari – ha concluso rivolgendosi a Casarini – invitando nelle scuole i diretti interessati come voi”.
Ghali, “Casa Mia” e l’impegno politico
Ghali Amdouni è stato tra le stelle dell’ultimo Festival di Sanremo 2024, dove ha presentato la canzone “Casa Mia“, che ha avuto grandissimo successo anche tra i docenti e gli studenti.
Ecco un aneddoto alquanto triste sulla sua vita: “Mio padre finì in carcere la prima volta quando avevo due anni. La seconda lo arrestarono il mio primo giorno di scuola. Suonarono alle quattro del mattino e lo portarono a San Vittore. Andai a scuola lo stesso, in gran ritardo. Da allora non sono mai più stato puntuale. Non so, è come se avessi perso qualcosa”.
“Mia mamma faceva la bidella. Ma per arrotondare faceva le pulizie”, ha aggiunto. A quanto pare Ghali ha potuto coltivare la sua passione anche grazie alla scuola: “Ho scritto la prima canzone in quinta elementare. Durante la ricreazione le maestre ci facevano fare delle gare di free style, che ci cantavamo l’uno contro l’altro”.
Il cantante 30enne di origini tunisine ha discusso tempo fa, a “Che Tempo Che Fa“, in merito alla guerra tra Israele e Palestina parlando anche di scuola. Come riportano La Repubblica e Adnkronos, l’artista, riferendosi agli appelli di pace, ha detto: “E’ quello che abbiamo imparato a scuola ed è strano ritrovarsi in un mondo così. Fa un po’ strano. Ci hanno insegnato una cosa per tutta la vita ed a un certo punto sentiamo che non si può”.
“Qualsiasi cosa – il successo, tutti i beni, tutte le ricchezze che abbiamo – non sarebbero delle ricchezze se non possiamo condividerle. Sono condivisibili solo se stanno tutti bene, se c’è pace. Se in una stanza siamo in dieci e 7 persone stanno male, stanno male tutti. E’ importante stare tutti bene per quanto sembri banale”, ha aggiunto.