Questa la dichiarazione di Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati.
“Numero chiuso e programmato sembrano esse scelte determinate più da problemi organizzativi, che da valutazioni sulla capacità del mercato di assorbire nuovi laureati. In un contesto generato da politiche di tagli agli atenei e da norme poste per circoscrivere l’offerta formativa. I test di ingresso sono la copertura per non risolvere alla radice alcuni i problemi dell’università e della scuola.
È da quest’ultima, infatti, che dovrebbe arrivare l’indirizzo all’orientamento sulla scelta universitaria: un ciclo formativo di cinque anni dovrebbe rappresentare un percorso capace di mettere a valore le attitudini degli studenti, di orientarli nella scelta adeguata anche attraverso iniziative di concerto con gli atenei.
Una scelta che, troppo spesso, rischierebbe di scontrarsi anche con la mancanza di risorse per la piena realizzazione del diritto allo studio. Le carenze del sistema universitario nel fare fronte a problemi di carattere didattico e organizzativo, le assenza di forme di orientamento, e un vero e proprio buco nero del diritto allo studio, sono le vere questioni di cui la classe politica dovrebbe farsi carico.”
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