La deputata del Pd fra l’altro, già nella scorsa legislatura e nel suo ruolo di presidente della Commissione cultura, prese a cuore la materia riguardante il personale della scuola bloccato dal pensionamento per via della riforma Fornero; impegno che Ghizzoni non pare avere abbandonato. Anzi, ha riproposto con determinazione la soluzione del caso “Quota 96” in molte sedi e ora ha depositato una proposta di legge al fine di una sua definitiva risoluzione. In un comunicato infatti fa sapere che “l’Ufficio di Presidenza della Commissione Lavoro della Camera ha posto all’ordine del giorno dei lavori della prossima settima la nostra proposta di legge n. 249 che modifica la manovra Fornero in merito ai requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola: avevamo chiesto la modifica già nella scorsa legislatura ma il governo non ha dato risposte”.
“La manovra Fornero non ha tenuto conto del fatto che i lavoratori della scuola possono andare in pensione un solo giorno all’anno, il 1° settembre, indipendentemente dalla data di maturazione dei requisiti, per le giuste esigenze di funzionalità e di continuità didattica. Per tener conto di questa specificità – sempre rispettata in tutte le normative in materia pensionistica antecedenti la manovra – la nostra proposta di legge prevede che i requisiti per il pensionamento, previsti dalla normativa antecedente alla manovra Fornero, continuino ad applicarsi ai lavoratori della scuola che abbiano maturato gli stessi requisiti entro l’anno scolastico 2011/2012. La platea dei beneficiari – continua Ghizzoni – non supera le 3000 unità tra docenti e personale ATA. Tra loro, diversi hanno intrapreso vie legali ottenendo provvedimenti giurisdizionali favorevoli: la politica non può più ritardare la correzione di un errore già acclarato dai giudici. L’approvazione della norma, oltre a garantire il rispetto della specificità della condizione del personale della scuola e, conseguentemente, l’eguaglianza di trattamento tra tutti i lavoratori in relazione ai requisiti per il pensionamento, consentirà di incrementare le immissioni di docenti giovani all’interno della scuola, riducendo il precariato e contrastando un’anomalia propria dell’Italia che è il Paese europeo nel quale esiste la percentuale più alta di insegnanti di oltre cinquanta anni di età e quella più bassa al di sotto dei trenta”.
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