Manuela Ghizzoni, presidente della commissione Cultura, Scienze e Istruzione della Camera dei Deputati, lo ha ufficialmente chiesto al ministro Profumo.
E nostro avviso ha fatto bene, anche perché non si può lasciare alla libera interpretazione di ciascuno la spiegazione di fatti così gravi, soprattutto dopo i sanguinosi tagli alla scuola e all’istruzione.
Ma non solo. Appare paradossale e controverso che sia una inchiesta giornalistica a mettere a nudo tanta abbondanza di malaffare, truffe e corruzione e non la vigilanza fedele dei funzionari che dovrebbero essere scelti con cristallina onestà.
Ma pure la vigilanza politica è apparsa carente, della “Politica” che dovrebbe curare gli interessi dei cittadini e le loro garanzie, sia in termini di spesa e sia in termini di rigore morale. Diceva il presidente di “Ammazzatecitutti”, l’organizzazione calabrese anti ‘Ndrangheta dove sono iscritti pure magistrati come Gratteri, che la corruzione è altrettanto pericolosa per i giovani quanto le mafie, perché entrambe si arricchiscono illegalmente sulla pelle dei cittadini, disprezzando le leggi.
“La decisione di audire il minsitro è stata presa con l’assenso della maggioranza dei Gruppi parlamentari. La Commissione – conclude Ghizzoni – non intende sostituirsi alla magistratura, ma è necessario che sia fatta chiarezza a favore della massima trasparenza amministrativa anche nella sede Parlamentare referente per il Ministero dell’Istruzione”.
Intanto la conoscenza di questa inchiesta e la contemporanea presenza di un “corvo”, che invia documenti scottanti sugli sprechi del Miur alla testata dell’ il fatto quotidiano, diventa un vero e proprio problema politico, che richiede un immediato chiarimento.
Prima arriverà, meglio sarà per il bene della scuola che proprio in questi giorni, con studenti, insegnanti e personale, sta dimostrando tutta la propria indignazione e la propria rabbia nelle piazze d’Italia.
I conflitti sociali tanto temuti, a seguito di politiche sbagliate, sono forse già alle porte e nessuno può prendersi la responsabilità di ignorarle.
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