“Voglio rassicurare i docenti, gli studenti e i genitori. La cosiddetta legge Aprea, che è stata ampiamente rivista in questi mesi, non prevede alcuna privatizzazione o aziendalizzazione della scuola pubblica. Il testo originale è stato profondamente modificato. Quella che voteremo nelle prossime ore è una legge che riforma la governance degli istituti, ovvero gli organi di governo delle scuole, che ha al centro l’autonomia delle istituzioni scolastiche connessa alla loro responsabilità”.
Nessuna apertura ai privati, sottolinea Ghizzoni: “Chi parla in questi termini dice una cosa priva di fondamento. Testo alla mano, la legge spiega che nel Consiglio dell’autonomia se i 2/3 dei componenti sono d’accordo possono entrare anche due esterni alla scuola, ma senza potere di voto. L’idea è quella di una scuola aperta alla comunità. La legge indica nel dettaglio chi possono essere questi esterni: possono fare parte di realtà culturali, di volontariato, sociali, produttive. Parlando con alcuni studenti emerge sempre la paura che arrivino capitani di impresa che, a fronte di finanziamenti forti, ad esempio per strutture o laboratori, possano poi chiedere modifiche dell’offerta formativa. Ma va detto chiaramente che quest’ultima è decisa dal Consiglio dei docenti. E che gli ambiti di autonomia di cui godranno le scuole devono comunque stare dentro il confine delle leggi nazionali”.
Anche sul versante del reclutamento degli insegnanti “restano assolutamente ferme le leggi nazionali. Già oggi, per esempio, sull’offerta formativa le scuole hanno un margine di autonomia del 20% che consente di ampliarla e variarla. E quella resterà, senza ulteriori cambiamenti”.
Stesso discorso per i finanziamenti dei privati che “si possono ricevere anche ora. Le scuole possono accettare anche lasciti e donazioni. E questa legge non prevede assolutamente un arretramento delle responsabilità dello Stato nel dover garantire le risorse per il funzionamento delle scuole”.
La vera novità allora del disegno di legge sta tutto nell’autonomia “statutaria delle scuole che viene introdotta per la prima volta e la partecipazione della comunità scolastica alla vita delle scuole. Si rivede il governo degli istituti ponendo l’accento sull’autonomia collegata però alla responsabilità d’azione: le scuole dovranno compilare una rendicontazione, ad esempio, una sorta di bilancio sociale. Si parla anche di autovalutazione degli istituti, che è un modo per rimettere al centro lo studente e i suoi interessi, ovvero la qualità dell’istruzione”.
I ragazzi dunque non hanno nulla da tenere in tema di partecipazione alla vita scolastica e di perdita di democrazia, perché “la commissione ha lavorato per apportare modifiche radicali al testo originario, proprio per garantire la partecipazione e rappresentanza degli studenti. E comunque auspico che al Senato ci siano nuove audizioni e approfondimenti prima del voto finale. Ci sia un’opera di confronto sul nuovo testo che non è una brutta copia dell’ex legge Aprea. E poi si valuti se sono necessarie modifiche. Intanto noi abbiamo previsto un monitoraggio della norma per poterne valutare l’efficacia nel tempo. E’ ora che la politica impari a verificare se le sue leggi funzionano o meno”
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